15/02/16

La questione della notte.

Mi sarei accontentato di un dolcetto...
Tutto sommato nei miei primi turni di notte mi ha detto piuttosto bene: non ci sono state le situazioni sfigatissime che sono toccate ad altri colleghi (e che perciò prima o poi toccheranno anche a me) con 50 pazienti da rivedere, 8 ricoveri da fare in reparto né altre tragedie similari.

Non ho fatto casini degni di ricevere particolari cazziatoni (o, per lo meno, non sono ancora arrivati). Non ho avuto turni con superiori che mi odiavano e nessuno degli utenti del pronto soccorso ha nemmeno provato a picchiarmi.

C'è stato invece qualche paziente messo malino da dover seguire un po' più attivamente nel corso di 12 lunghe, interminabili ore. Ma questa è normale amministrazione.

In ogni caso, dopo 6 ore di lavoro in pronto soccorso secondo me qualsiasi medico è già stanco, e il rendimento inizia a scemare. E va bene fare di più, ma 12 ore filate sono proprio una "botta" e non ci credo nemmeno se lo vedo che alle 7 e 30 di mattina qualcuno lavora bene come avrebbe lavorato il giorno prima.

Personalmente, ho notato che fino a 8 ore (cioè le 4 del mattino) reggo alla grande. Davvero tutto sommato andare a letto alle 4 è una cosa che da "giovane" facevo regolarmente, e non mi pesa più di tanto. Io sono anzi uno che - tante volte - prima delle 2, 3 e (appunto) 4 di mattina si rigira nel letto senza prendere sonno, per cui una scusa "istituzionale" per restare alzato mi può anche andare bene.

Il brutto arriva alle 6: lì i bioritmi iniziano a saltare. L'organismo si rende conto che la notte è "persa" e che ormai è mattina, mentre il PS inizia nuovamente a riempirsi di gente. Parenti che vogliono informazini, infermieri che si danno il cambio, consulenti e gente non meglio definita che gira, chiede cose, fa domande.

E insomma lì è il momento brutto che pretendono tutti uno che faccia le cose come se fosse fresco e riposato, invece nel cervello hai il classico criceto sulla ruota che gira e non vedi semplicemente l'ora che arrivi il cambio.

La cosa peggiore di tutte, però, cioè sul serio la cosa peggiore del peggio del peggio, è che se durante il turno di notte ti viene fame (o meglio: QUANDO ti viene fame) non hai altro che le macchinette con qualche schifezza confezionata.

Io capisco tutto, e adesso di sicuro mi direte qualcosa tipo: "eh ma tu devi salvare la vita alla ggente©! Che cazzo pensi a mangiare?!"

E sì. Tutto vero, e tutto giusto.

Però, cioè: facciamo una professione e un mondo basata sull'essere attivo 24 ore su 24, ma nessuno pensa che dopo 6 ore di lavoro un essere umano ha bisogno di fermarsi mezz'ora per mangiare qualcosa. Nessuno pensa che a mangiare patatine confezionate alle 3 di mattina rischi che ti venga un infarto a 30 anni (che per lo meno ho scampato) o che volersi sdraiare un'oretta - cosa che finora è stata semplicemente impossibile - sia una necessità fisiologica.

Se il pronto soccorso lavora 24 ore su 24, allora le 4 di mattina devono essere come le 4 di pomeriggio. No che muori di fame, non hai avuto manco una pausa, il personale è ridotto, fai il doppio del lavoro e chi più ne ha più ne metta.

E questa purtroppo non è una realtà di Roma, e non è nemmeno la situazione italiana, perché - da quanto mi dicono altri colleghi che sono espatriati - è una cosa che viene accettata tranquillamente anche in tutto il resto del mondo.

Ecco. E non sono quelle 2 ore finali particolarmente stressanti il problema, e il problema non è nemmeno il dovermi portare un panino da casa. È solo questo fatto che proprio le persone dedicate alla salute e al benessere degli altri non siano state in grado di garantire condizioni di salute e benessere anche per loro stessi che mi lascia perplesso. Tutto qua.

Ma poi, dall'Inghilterra, mi hanno detto: "il sistema sanitario nazionale ha tagliato i fondi, e su qualcosa bisogna risparmiare". Per cui non è una questione di lavoro, etica professionale, orari, turni o solo io che ho fame agli orari sbagliati. È una questione di soldi. E a questo punto mi pare che ci sia ben poco da aggiungere, da commentare o da fare polemica. C'est la vie, come dicono a Barcellona.

Per il resto concludo dicendo che io mi sono - sinceramente - divertito. E lo so che non suona bene come espressione parlando di un pronto soccorso, e ovviamente con divertimento intendo un sano e giusto interesse e piacere nel fare il mio lavoro nel migliore dei modi... o almeno provandoci.

Cioè, davvero: il turno più brutto, pesante, e che non vuole fare nessuno alla fine mi è piaciuto. A parte quando ti svegli il giorno dopo alle 2 di pomeriggio col mal di testa, il sonno, la fame che non capisci se è di cornetti o di carbonara e una vocina dentro che ti dice "se lo faccio di nuovo, muoio". Ecco, quello un po' meno.

Però giuro che sono quasi contento di avere di nuovo un'altra notte a breve. Che il quasi lo scriverei a caratteri cubitali e in neretto e sottolineato... ma c'è pure il "contento" che viene dopo. Davvero.

E non ero mai stato contento del lavoro che facevo prima. Nemmeno quasi o quasissimo. Per cui, insomma, uno si accontenta... e continuiamo così.

Simone

26 commenti:

AlbeJobs ha detto...

Complimenti per la forza di volontà ! Io sono volontario sulle ambulanze, ed anche se sono consapevole che non sia la stessa cosa, anche io ho fatto delle notti. Ti assicuro che non le ho mai passate bene, sempre con l'ansia di dover partire appena ti addormenti, ansia che non ti fa dormire affatto.
Data dalla esperienza fatta mi sento di complimentarmi con te per l'impegno che metti!!

Simone ha detto...

Anche io ho fatto il volontario, di notte, e mi riconosco in quell'ansia.

In pronto soccorso come medico è un po' diverso: a dormire non ci si riesce proprio, o per lo meno se qualche volta è possibile a me non è mai capitato.

In compenso l'ansia per quello che può "arrivare" non la senti più: ormai ci stai talmente in mezzo che ci fai anche l'abitudine, e la preoccupazione per forza di cose devi imparare a gestirla. Oltre tutto essendo ancora specializzando c'è sempre qualcuno "sopra" di me su cui fare affidamento se non so dove mettere le mani... per cui, insomma, non si dorme uguale ma si sopravvive :)

Grazie!

Simone

Andrea ha detto...

Salve Simone, ho letto qualcosa sul tuo blog , davvero fatto bene,
io sono Andrea, uno studente di 25 anni quasi alla laurea che vorrebbe fare il test di medicina per iscriversi nell'anno 2016/17.
Nel mio caso non sono assolutamente insoddisfatto della mia laurea; vorrei solo proseguire aggiungendo e proseguendo quindi con la mia professionalità.
Inizierei a studiare da adesso,con una conoscenza discreta in biologia e chimica e appena sufficiente in matematica e fisica.
Per ciò che concerne il ragionamento logico sono messo discretamente ( nelle simulazioni su 20 domande faccio di media 5/6 errori senza lasciarne nessuna).
Non sono interessato a provare il test ma vorrei sinceramente e serenamente passarlo. Posso chiederti qualche consiglio in merito ai manuali da tenere in considerazione ( Rafforzare il ragionamento logico, matematica e fisica ad esempio)e come ti sei trovato tu, accedendo ad un corso di studi dove tutti avevano in media 10 anni meno di te ( intendo, il sano rapporto con gli altri, in un tuo post scrivevi che i ragazzi di adesso, riferendoti al 2008, erano diversi dai tuoi..cosa intendevi dire con questa affermazione?).

Simone ha detto...

Andrea: io per i test ho usato i libri classici che si usano per queste prove e che trovi un po' ovunque. Ho fatto un sacco di quiz di prova e alla fine è andata bene.

Secondo me i ragazzi con cui ho fatto medicina erano più aperti e "tolleranti" al fatto che una persona molto più grande di loro studiasse nello stesso corso. All'epoca di ingegneria eravamo tutti un po' più arroganti e non sono sicuro che avremmo visto la cosa allo stesso modo. O forse magari ero solo io un po' str... all'epoca, può anche essere :)

Simone

Anonimo ha detto...

Ciao Simone, sono laureato in Ingegneria. Al momento sto facendo uno stage. Non è che sia completamente deluso, perlopiù punto a guadagnare un po di soldi per togliermi degli sfizi. In ogni caso sento di stare sprecando il mio potenziale, mi sembra di non utilizare le capacità che mi ha dato madre natura in uno dei modi migliori. Sono piuttosto bravo a comunicare e ho una buona memoria per le parole anche complicate, per cui mi vedrei piu come medico che come ingegnere. Dieci anni fa provai il test d'ingresso e non lo passai, peccato il destino non mi ha dato la possibilità di provarci. Chissà forse ce l'avrei fatta pure considerando che mi sono laureato 2 anni di ritardo in Ingegneria meccanica che non è semplicissima nonostantea a mio avviso non esaltasse le mie qualità e tantomeno passioni. vengo alla domanda, ti sei mai sentito anche tu come sprecato per il lavoro precedente da Ingegnere? Piu che altro nella misura in cui saresti stato piu adatto a fare altro?

Nimbus ha detto...

sui ragazzi di medicina e ingegneria e la loro apertura, spenderei due parole, senza preoccuparmi troppo degli insulti che riceverò e cercando di essere obiettivo nel riportare la MIA PERSONALE esperienza:

a ingegneria erano tutti molto tranquilli, si faceva gruppo, nessuno era esaltato per il semplice fatto di essere a ingegneria, tutti si impegnavano un sacco e con umiltà, spesso fin troppa.

a medicina la maggior parte degli studenti è esaltata solo perché frequenta (magari anche se non è stata in grado di passare il test con le proprie capacità ed ha pagato un avvocato), sono così convinti delle proprie capacità da rifiutare 27 regalati in anatomia, ci sono un sacco di gruppetti che si isolano, ho visto fare anche a sesto anno i peggiori torti (a cominciare dal non comunicare ai colleghi di un appello straordinario, cosa che mi dicono accadesse anche tanti anni fa) e riempono la bacheca di fb di post sulle serie tv a sfondo sanitario (10 anni fa era già tanto avere la dsl, figuriamoci fb).

sull'apertura alla gente più grande non posso lamentarmi. spesso sono incuriositi, colleghi e professori, alla fine è l'ultimo dei problemi. di sicuro si sente il gap generazionale e devo dire che mi sembrano meno maturi dei ventenni che frequentavo alla loro età.

l'unica cosa da mettere in conto è che è un impegno a tempo pieno per 6 anni e avere pazienza e determinazione, non è nulla di così tragico preparare anatomia o fisiologia, se in passato hai superato scienze delle costruzioni o teoria dei segnali (o altre materie che disconosco).

Anonimo ha detto...

Ciao Simone,
toglimi una curiosità :) C'è molto da studiare pure durante la specializzazine? So che pure lì ci sono esami... quanti se ne fanno e di che tipo? (E' vero che non si finisce mai di imparare, ma immagino che dopo estenuanti turni in ospedale rimanga poco tempo e poca energia per mettersi sui libri :D)

Complimenti per il blog e in bocca al lupo per il lavoro! :)

Simone ha detto...

Anonimo: certo che me lo sono chiesto. Però penso che ognuno nella vita fa il proprio percorso prima di trovare una strada e un proprio obiettivo. Il mio è stato un po' più lungo rispetto ad altri, tutto qui.

Nimbus: forse io a medicina sono stato più fortunato, allora! :)

Anonimo: in specializzazione ci sono lezioni ed esami ma in genere veramente poca roba rispetto all'università. Crepi il lupo!

Anonimo ha detto...

Secondo me non ha senso dividere glistudenti in gruppi: ogni ateneo è a sè ,così come ogni studente lo è.
Io a Ingegneria, a cavallo tra gli anni '90 e 2000 ho trovato la situazione descritta da nimbus: tanta umiltà (troppa), tanto studio e professori che , spesso, ci trattavano come idioti.Ho sempre trovato molta apertura e aiuto anche dai cosiddetti "geni".Poi la persona arrogante la trovi dovunque, ma erano la minoranza.
Medicina non l'ho frquentata...ai miei tempi (1997) pareva si fosse destinati al perenne precariato se non alla disoccupazione perciò ritengo la frequentassero solo i figli dei medici e chi aveva davvero la passione per la professione.
Come sia adesso non so..ho partorito 2 anni fa in una clinica universitaria ed ho un ottimo ricordo di alcuni dei ragazzini che mi hanno seguito durante i tracciati e il travaglio: sempre sorridenti,appassionati, mi riconoscevano e salutavano.Altri li ho trovati arroganti e saccenti: è una questione di carattere più che di facoltà che si frequenta

Anonimo ha detto...

Ciao Simone. Vorrei farti due domande:
1)Ma i 4 turni al mese che dici valgono anche per un medico ospedaliero giù specializzato e che quindi lavora nell'ospedale? O quando hai finito i turni notturni aumentano?
2)Secondo te una persona con una grande passione per le scienze, l'anatomia, la fisiologia e la medicina in generale, può diventare medico anche se ha paura degli ospedali? Più che paura si tratta di "tristezza che suscitano, ambiente depresso con persone che stanno male. Purtroppo non tutte le specialità possono permettersi di lavorare solo in studio privato. E' possibile superare tutto questo? O ci si ritroverebbe a realizzare il sogno di diventare medico, sapere tutte quelle cose, aiutare le persone ma rischiare di diventare depressi in un ambiente che si ritiene brutto?

Simone ha detto...

Anonimo: infatti hai ragione, ha poco senso dividere le persone in "classi" :)

Anonimo 2: dipende, penso che siano più o meno sempre gli stessi ma cambia molto da dove lavori e da cosa fai. Per esempio c'è chi ha qualche problema di salute e turni notturni non ne fa proprio, oppure c'è chi ne fa di più ma viene pagato maggiormente. Insomma variabile.

2) Secondo me certo che può diventare medico. Solo non capisco il senso di voler lavorare in un ambiente che si trova triste e deprimente. Cioè se uno si sforza tanto per andare a lavorare in un posto qualsiasi penso che come minimo quel posto gli deve piacere. Che soddisfazione avrebbe a faticare tanto per qualcosa che non gli piace a priori? Cerca di lavorare nel posto dove vorresti stare il resto della vita! :)

Simone

Anonimo ha detto...

Simone sono sempre l'anonimo di prima. Il fatto è che a me piacerebbe tanto fare il dottore, mi interessano sia le materie che si studiano e sia applicare le conoscenze per aiutare gli altri... Infatti mi ci vedrei bene in uno studio privato, ma bisogna appunto considerare che per un medico l'ospedale è il proprio habitat quindi non posso scartarlo. Sono consapevole della stranezza della domanda ma è davvero cosí: vorrei diventare medico, ho passione ma entrare in un ospedale mo fa stare male. E non riesco a trovare un altro mestiere o un altro "posto" che potrebbe rendermi felice. Non so davvero come vincere questo problema. Ho portato mia zia in ospedale per un controllo e respiravo un'aria triste, non ero felice nell'immaginarmi lí però allo stesso tempo ho il desiderio di fare il dottore. Come posso fare? Qual è la cosa migliore? Dovrei ricoverarmi io a sto punto in psichiatria? Grazie per le tue risposte :)

Anonimo ha detto...

Ciao anonimo...non essere così pessimista.
Ci sono altre alternative alla vita d'ospedale (non a tutti i medici piace).
Puoi scegliere specializzazioni più improntate allo studio privato(dermatologia, pediatria,medicina generale, oculistica), puoi fare il medico di famiglia, il medico del lavoro (non è male:vai in giro per le aziende a visitare i lavoratori), il medico legale.
E credo cis iano anche altri settori della medicina più improntati alla diagnosi e alla ricerca.Informati prima di gettare la spugna.
In bocca al lupo!!Te lo dice un ingegnere pentiro che, tornando indietro di 20 anni studierebbe medicina

Anonimo ha detto...

Per Simone: alla fine durante la specializazione i medici vengono pagati??
da un tuo vecchio posty avevo capito avessi dubbi in merito ;-)
Saluti dall'anonimo ingegnere pentito

Anonimo ha detto...

Simone, secondo te se il mio sogno è sempre stato fare il Pediatra, è giusto lasciare ingegneria al 2 anno per inseguire il sogno? O è così difficile (voti altissimi e difficoltà dell'entrare in specializzazione) che è anche inutile provarci?
Come l'anonimo precedente anche a me non piacerebbe lavorare negli ospedali. Vorrei fare solo ed esclusivamente il pediatra. Vale la pena buttare tutto all'aria per acciuffare un sogno quasi irrealizzabile o meglio finire ingegneria e trovare lavoro per sistemarmi e magari crearmi una famiglia (cosa che comunque desidero)?

Simone ha detto...

Rispondo a tutti insieme! :)

In specializzazione si viene pagati, ma non è che sia questa cifra anche se siciramente è più di quello che prendono i neo-laureati di altre professioni.

Riguardo al non lavorare in ospedale, sicuramente é possibile avere uno studio privato come cardiologo, dermatologo, oculista, pediatra eccètera. Chi sono io per dirvi che non sia la strada giusta? Solo diciamo un paio d'anni da studente e 5 anni da specializzando in ospedale ce li passerete... e dopo la specializzazione sarete già pronti a mettervi in proprio con uno studio privato?

Quello che è sicuro è che lasciare una strada iniziata che non va bene per una che appassiona mi pare fattibilissimo, anche se sì pediatria è una specialità molto richiesta e di gente che vuole avere lo studio da pediatra e non andare più in ospedale ne incontrerai a bizzeffe. Ma se fosse impossibile non ci sarebbero pediatri, no? :)

Rimane il fatto che sono tanti anni in ospedale investiti per un qualcosa che vi piace sulla carta ma in pratica? È un professionista di un certo livello di sicuro resta ospedaliero anche dopo, pure se privatamente ha lo studio. Mi pare che mi state dicendo che volete fare il medico di successo a fine carriera, ma tutto quello che c'è nel mezzo durerà una vita e non è che posso consigliarvi di scegliere una vita che non vi piace per un obiettivo che non è sicuro che possiate raggiungere.

Fatevi i conti e soprattutto capite cosa vi piace, e poi se è quella la vostra strada allora in bocca al lupo!

Anonimo ha detto...

Sono sempre io Simone, quello di pediatria. ingegneria non voglio piú farla e il fatto è che non mi immagino a fare nient'altro che il medico, o potrei fare qualcosa come logopedia, ottica ma non mi porterebbero a una soddisfazione piena... Però come l'altro anonimo non mi piacciono gli ospedali e nessuno mi garantisce che riuscirò ad entrare in una specialità che permette di lavorare solo nel privato. Oculistica pure mi piace ma non voglio fare il chirurgo e quindi la scarto... Cardiologia è bella e Pediatria è il sogno ma se tu con tutta la tua grande esperienza mi dici che la passione per le materie studiate, la passione per il corpo umano, le malattie, le cure, la voglia di aiutare gli altri non basteranno se non ho passione anche per gli ospedali (anzi li detesto proprio), se mi dici appunto che tutto ciò non basterà proverò giorno dopo giorno a mettermi l'anima in pace e a lasciare il sogno nel cassetto... Un ambiente detestato può essere amato o rimarrà un mio problema a vita? Ci tengo tanto alla tua opinione perchè vivi quella realtà... Cosa mi consigli di fare? 6 anni da passare nelle incertezze di dover lavorare un giorno solo in ospedale non saranno facili ma è giusto lottare o mettersi da parte?

Simone ha detto...

Anonimo: non dico che non bastano. Quello che voglio dire è che se vuoi fare il pediatra di famiglia prima devi passare comunque per la laurea e la specializzazione che prevedono molto tempo in ospedale. Devi essere tu a decidere se ti va di fare questo "sacrificio" o no, come posso dirti se la tua passione è sufficiente? Poi come te in tanti cercano quel percorso, per cui evidentemente la tua non è una situazione tanto particolare. Magari parlane con qualche pediatra, io come urgentista forse sono meno adatto :)

Anonimo ha detto...

Simone comunque ho scaricato i dati degli ultimi concorsi di specializzazione. Ho visto che in pediatria sono entrate 1 persona su 6 mentre in medicina d'urgenza (la tua quindi) c'era scritto 1 su 14 o.o innanzitutto complimenti. Ma ora mi chiedo, allora perchè dicono che è piú difficile entrare in pediatria o cardiologia? O i dati che ho trovato sono errati? Certo i punteggi minimi di medicina d'urgenza erano piú bassi ma restano comunque piú persone fatte fuori.. Non capisco proprio questo sistema... Cmq sono in crisi, non so se mollare tutto per pediatria o cardiologia oppure no... A tuo parere, un medico prima di diventare tale deve avere jl desiderio di diventare medico e basta indipendentemente da tutto e quindi non è per me che voglio solo fare due cose o si può essere medici anche cosí?

Simone ha detto...

I dati sono cumulativi, ma ogni persona partecipava a 3 scuole messe in ordine di preferenza. Questo vuol dire che molti degli 1/6 che hanno scelto pediatria avevano messo anche medicina d'urgenza e (spesso) anestesia come seconda e terza scelta. Così chi ha fatto un punteggio alto è entrato a pediatria lasciando libero il posto a medicina d'urgenza (perché probabilmente con quel punteggio aveva vinto in entrambe le graduatorie), che aveva sì piu richieste ma molte di persone che puntavano prima ad altro. Al contrario in pochissimi avrebbero accettato medicina d'urgenza liberando il posto a pediatria. Il risultato appunto è che anche se i numeri sono quelli la graduatoria scorre molto per medicina d'urgenza e poco o niente per pediatria, portando a voti più bassi nella prima e più alti nella seconda. Molte persone fatte fuori sono persone che in realtà hanno vinto altrove, e a pediatria non molla il posto nessuno :)
Il mio parere conta poco, è pieno di medici che vorrebbero fare una cosa soltanto... anche se molti magari nel dei 6 anni di studio cambiano preferenze.

Anonimo ha detto...

Scusate se mi intrometto, sono l'anonima ingegnera pentita.
Per come la vedo io, medicina è una facoltà che, alla lunga "paga", nel senso che, dopo tanti anni di gavetta e sacrifici, il laureato in medicina fa il medico.
E, cosa che non guasta, è uno dei pochi laureati che viene pagato per specializzarsi.
Per altrefigure professionali non è così:chi vuole fare l'avvocato, il commercialista, l'ingegnere spesso, per imparare, deve fare lo sguattero gratis negli studi professionali.
Purtroppo se si è fatta la scelta giusta lo si sa solo dopo tanti anni,ma chi ha la fortuna di avere una passione già forte da giovane ( e ha una famiglia che può mantenerlo agli studi)deve inseguire le proprie inclinazioni...magari si fallisce ma per inseguire un sogno.
Pensate che tristezza studiare qualcosa che non vi appassiona e poi trovare lavoro in un posto che vi piace ancora meno dell'ospedale.
Io ho fatto ingegneria perchè, a 19 anni avevo fretta di rendermi indipendente e le materie scientifiche non mi dispiacevano.Ho scartato medicina perchè troppo lunga e perchè avevo il terrore di rimanere precaria e disoccupata.
Ora, dopo 18 anni lavoro, ho un impiego fisso in un'azienda privata ma non sono pienamente soddisfatta.Mi sento un pochino come si sentiva Simone:5 anni di studio per trovarmi alla stessa stregua di un geometra,sia come prospettive occupazionali che remunerative.Oltre al fatto che, per lavorare mi sono dovuta trasferire di 400 km e, a 12 anni dalla laurea guadagno quanto uno specializzando.
A me , la professione di ingegnere proprio non piace, perciò non ho mai avuto la velleità di aprire uno studio.QuindiMa se anonimo vuole fare il pediatra, perchè almeno non ci prova??



Anonimo ha detto...

Ciao anonimo, ho paura a provarci perchè ho paura di fallire, sembrerà banale ma è proprio così. Se non avessi iniziato ingegneria probabilmente non mi farei tutti questi problemi, nel senso ho paura di abbandonare un percorso che di sicuro mi porterà ad un lavoro. Solo che poi penso che sarebbe un lavoro che non mi soddisferebbe. L'idea di medicina mi appassiona, se non avessi quel problema con gli ospedali mi ci butterei a capofitto perchè alla fine o una specializzazione o un'altra sarei comunque medico mentre io sono un pò più particolare, nel senso che vorrei fare solo il cardiologo o il pediatra in privato e capisci che le possibilità sono molto poche. Molti dicono che durante gli studi ci si può appassionare anche ad altro, ma conoscendomi non credo che mi appassionerei a una specialità che ha lo sbocco solo in ospedale, ecco perchè non riesco a prendere una decisione, ecco perchè sono in crisi. Io accetterei l'ospedale sono in specializzazione o per i primi tempi ma non per tutta la vita. E sai qual è il bello? Che sono 4 mesi che sto così, non ho fatto esami, sto male e non riesco ad andare avanti. Non riesco ad uscirne, anche se mi sforzo, anche se analizzo la situazione, scrivo pro e contro, non ne esco. Ma se prendessi in considerazione anche l'oculista o l'otorino in studio privato, dovrei per forza operare? Perchè se la risposta è no, almeno avrei delle alternative in più.
Non ce la faccio più, sto male dentro.

Anonimo ha detto...

Ciao anonimo..ma il tuo problema è che hai paura proprio di operare??
Non tutti i medici operano.
Informati dal tuo medico di base o dalle tue conoscenze.
Io ho un'amica oncologa e so per certo che non opera, lavora in ospedale e fa turni da "ufficio" con qualche notte ogni tanto.
Stesso dicasi per tante altre specializzazioni.
Cerca di fare chiarezza in quello che vuoi.
Ci sono passata anche io e non è piacevole.
Purtroppo a 20 anni si ha poca conoscenza del "mondo" per capire bene cosa si vuole dalla vita!
un abbraccio
ingegnera pentita

Anonimo ha detto...

Ciao, si non vorrei mai fare il chirurgo e quindi non so se un oculista ad esempio può permettersi di non operare, non credo e quindi questo mi porta ad eliminare altre scelte. Non voglio fare il chirurgo, non voglio fare il clinico solo in ospedale, togli quello e togli quell'altro ecco perchè rimane poco e niente. Forse medicina non è la mia strada? Come si può provare grande passione per ciò che si apprenderà e poi non avere il coraggio di passare una vita in ospedale? Io proprio non riesco a fare chiarezza. Per farti un esempio è come se dovessi scegliere tra un colore che conosco bene dove mi porterà (ingegneria) e una scatola piena di colori (tutte le specializzazioni) da cui potrebbe uscire il colore più bello del mondo (pediatria o cardiologia o comunque la realizzazione di un sogno), oppure potrebbe uscire il nero totale (con una specializzazione che mi porta a fare una vita da ospedaliero depresso) e il colore lo conoscerei solo dopo 6 anni di sacrifici. Come faccio a scegliere tra una cosa di definito e una cosa che è un punto interrogativo? Ecco perchè non so fare chiarezza. Se dovessi scegliere tra due colori definiti certo che saprei quale mi piace di più ma così è come scegliere tra un colore e una scatola chiusa e giustamente non so scegliere. Passo ogni giorno a stare male. Non vorrei diventare anche io un ingegnere pentito ma nemmeno un medico non felice. Mi sento completamente annullato.
E pensa che a scuola sono sempre stato il primo della classe, diplomato con 100 allo scientifico con tutti che si aspettano grandi cose e mi considerano chissà che genio.. Ora invece sono solo un fallito che non sa quello che vuole. Mi sento male.
Grazie dell'abbraccio, ricambio con affetto.
E grazie per avermi ascoltato, almeno mi sono sfogato e chiedo scusa a Simone se ho pieno questo suo post con un sacco di lamentele e frustrazioni.
Ho paura di non uscirne più, di non riuscire a decidere, perchè non si può decidere su una cosa che è una scatola chiusa. :(

Anonimo ha detto...

Tutte le scelte della vita sono un po' una scatola chiusa.
Per anonimo:
Con Ingegneria sei sicuro di trovare lavoro nel campo che sceglierai??Dovrai probabilmente adeguarti anche in quel caso.
Ripeto, a 20 anni si sa poco del mondo del lavoro....io al secondo anno di Ingegneria mi sentivo frustrata, alla fine ho risolto cambiando indirizzo (non ho avuto il coraggio di cambiare facoltà).
Mi sono laureata con un solo anno fuori corso e con il massimo dei voti, ma non sono contenta al 100% di quanto fatto.
Non sono contenta del lavoro che svolgo,ma perchè comunque c'è crisi e mi sono dovuta adeguare a quello che sono riuscita a trovare.Forse, con un lavoro più gratificante sarei contenta di aver fatto Ingegneria.
Tu ti vedi di più a fare l'ingegnere o a fare il medico??
Valuta tante cose (l'eventualità di trasferirti per fare la specializzazione, lo studio etc).
E poi decidi.
Chi ti dice che non riusciresti a fare medicina, laurearti con la media del 29 eed entrare a pediatria??
Devi però essere sicuro e determinato.Quando non si sa cosa fare si è sempre in balia degli eventi e ogni piccolo intoppo ci mette i dubbi.
Ciao dall'ingegnera pentita

Simone ha detto...

Come dice l'ingegnera pentita, non si può avere una certezza in nessun caso. Chi ti dice che come ingegnere troverai lavoro in un posto che ti piace, e non lo troverai triste e deprimente come un ospedale?
Se vuoi fare il cardiologo o il pediatra nel tuo studio un percorso esiste. Se sei disposto ad affrontare le difficoltà che ci sono per raggiungerlo oppure no puoi saperlo soltanto tu. Alla fine se come ingegnere non dai più esami e stai male certamente non vedo questo "vantaggio" nel restare così e non provarci nemmeno. Il mio dubbio rimane quello espresso nel primo commento, cioè che se della professione medica ti attirano un solo ambito e una una specifica collocazione lavorativa (tra l'altro molto ambite) allora non è impossibile che ti debba accontentare d'altro. Comunque ci stanno anche i gastroenterologi, gli psichiatri, i neurologi... un sacco di medici si possono aprire lo studio. C'è pure chi fa l'oculista o il ginecologo e non opera. Solo appunto il percorso è difficile ma nemmeno come ingegnere farai carriera e avrai successo senza competizione e senza faticare.

Simone