30/06/09

Un saluto a un amico

Reno Bromuro l'ho conosciuto una decina di anni fa, anche qualcosa di più. Avevo pubblicato un libro a pagamento, qualcos'altro me l'ero stampato per conto mio, e andavo in giro per gallerie d'arte cercando di far conoscere un po' delle mie cose.

Una delle presentazioni di uno dei libri me l'ha fatta lui. Adesso non ricordo bene che cosa abbia detto: ricordo solo che erano cose che a 20 anni è bello sentirsi dire, e come ricordo direi che basti.

Poi il tempo come sempre cambia un sacco di cose: io ho smesso di scrivere per 6 o 7 anni. Reno faceva il poeta e lo scrittore, e con dei ragazzi portava avanti il teatro di una parrocchia. Roma però è enorme e caotica, e come lui stesso mi ha detto un giorno, per posta elettronica: magari ci si conosce e ci si stima a vicenda, senza incontrarsi mai.

E infatti non l'ho più rivisto, almeno non di persona. Continuavamo a sentirci: mi arrivavano regolarmente i suoi articoli sulla poesia, sapevo dei suoi libri e più di una volta ne ho parlato anche sul blog. Poi, qualche giorno fa, ho saputo che se ne era andato: la notizia l'ho ricevuta via email, come del resto è stato per tutti i nostri rapporti negli ultimi anni.

Oltre al grande dispiacere, devo dire che la cosa mi ha fatto molto riflettere. Ormai viviamo in un mondo di contatti digitali, in cui le conoscenze e le persone sono usa e getta. Ci conosciamo per mesi, anni, decenni pure. Poi uno se ne va, e gli altri vanno avanti a parlare d'altro, come se niente fosse.

E invece non mi andava che finisse così. Io e Reno eravamo amici, e un amico non si scorda e non si rimpiazza. Semplicemente, si saluta.

E allora ciao, Reno. Lo so che già stai troppo meglio, e pure io me la passo bene per cui non stare in pensiero.

Un abbraccio.

Simone

26/06/09

Frammenti di burocrazia universitaria

- Se non hai le presenze, non puoi dare l'esame. Se non hai la firma dei laboratori, non puoi dare l'esame. Se non hai la firma degli altri laboratori, non puoi dare l'esame. Se non hai tutte le propeudicità a posto e i bollettini pagati, se non hai fatto la tesina, se ti sei perso il portfolio o se - semplicemente - al professore gli rode un po' il culo, come si sarà capito, non puoi dare l'esame.

Se poi non hai studiato nulla e non sai niente di niente, in teoria, l'esame non dovresti poterlo dare lo stesso... ma non è detto.

- Se sei povero e non ti potresti assolutamente permettere in alcun modo di andare all'università, allora di tasse universitarie paghi un po' meno.

- I corsi integrati sono esami assolutamente identici agli altri, soltanto che - piuttosto che il giorno successivo - la prova orale si tiene un anno dopo la prova scritta. E dovete ricordarvi anche bene come avete risposto, perché poi ve lo chiedono.

- Dopo 6 anni, il docente che doveva metterti quella firma senza la quale non ti fanno laureare o è morto, o è in pensione o è in Africa con Medici Senza Frontiere.

- Spostare 120 studenti da un dipartimento all'altro è meno oneroso che far compiere il percorso inverso a un singolo professore.

- Se si rompe il proiettore nelle aule del terzo anno, gli studenti che in questo momento si trovano al primo potrebbero subire solo lievi disagi (questa dovete leggerla un po' di volte ^^).

- Attorno all'università ci sono le strisce blu: se siete studenti lavoratori, probabilmente dormite già alla stazione Termini, che è lì a due passi. In questo caso, l'auto non vi serve.

- Le strisce blu le pagano anche quelli che vanno all'ospedale: effettivamente, se sei solo, vecchio e malato che ci vai a fare a farti curare? E se proprio ci tieni, prendi l'autobus.

- Dopo anni di attesa, il modem per la rete Internet interna di facoltà - gratuita per tutti gli studenti - è stato installato a 10 metri d'altezza, sopra la porta dell'aula. Soltanto nessuno riesce a collegarsi, perché ti chiede la password...

Che - ovviamente - sta scritta sotto al modem.

- Il consiglio di facoltà ha deliberato che gli appelli straordinari non sono ammessi perché gli studenti potrebbero approfittarne per studiare e rimettersi in pari con gli esami. E in questa frase non ci sono errori di battitura.

- In segreteria ancora non sanno dirvi nulla sul riconoscimento degli esami che avete dato in un'altra facoltà: se proprio volete laurearvi, fate prima a sostenerli di nuovo.

Eppure, oggi siete anche fortunati: una volta, quando si perdevano i vostri esami, vi saltava anche il rinvio per motivi di studio e vi toccava partire per il servizio militare.

E una volta in caserma, in quanto a burocrazia, avreste fatto davvero il pieno.

Simone

24/06/09

Un numero scritto su un foglio

Quando un esame va male, è sempre la solita solfa: se solo non m'interrogava l'assistente, se non mi chiedeva proprio quella cosa, se invece di dire quello dicevo quell'altro...

Se, se, tanti se. Ma non è certo la prima bocciatura (a ingegneria gli esami li davo tutti almeno 2 volte) e non sarà tanto meno neppure l'ultima. Il concetto è questo: tocca mettersi in testa che sono sei anni così, di alti e bassi. Di volte che ti dice bene e sei contento e di quando invece ti va male, e poi ti girano le palle per tutto il giorno e la notte nemmeno ci dormi, e stai lì a scriverci sopra, che magari ti passa.

Sei anni del cazzo che come per me lo sono per tutti e in fondo, alla fine, di che mi lamento: me la sono andata a cercare.

Insomma è andata male. E non è tanto il fatto in sé, quanto la scocciatura di dovermene stare sui libri anche a luglio, quando davvero ci speravo di farmi un bel giro o - magari - di scrivere quel libro famoso di cui parlo sempre.

E invece mi tocca riprovarci, e provarci è sempre la parola più adatta perché io di grandi voti non ne ho mai presi e alla fine, chissà come, sto sempre in mezzo al gruppo di quelli che forse gli va bene, ma forse no. E anzi: più che forse, mi sa che faccio meglio a scrivere in genere.

La cosa che mi lascia perplesso, è che a Ingegneria ti bocciavano anche se ripetevi tutto paro paro a come stava sul libro, se però a detta del professore non avevi capito. A Medicina invece capire è secondario, e ti bocciano se le cose non te le ricordi abbastanza a memoria.

Tra due concezioni tanto opposte, quello che davvero ho imparato da me è che un giorno speso sui libri se ne va per davvero, mentre un voto è soltanto un numero che qualcuno ti ha scritto su un foglio.

Quando hai preso abbastanza numeri ti danno un foglio più grande: lo incornici, lo appendi, e finisce che te lo scordi su un muro. Passano gli anni, finché un giorno lo guardi per sbaglio e ti ricordi delle lezioni, degli esami, e di tutte le notti d'estate passate a studiare.

E magari ti chiedi se, in fondo, ne è valsa davvero la pena.

Simone

22/06/09

I problemi che non sapevate di avere: il libro/film/disco/gioco che dicono tutti che è bello, ma che quando lo compri invece fa schifo.

Ricordo quando si è iniziato a parlare della seconda trilogia di Star Wars: io avrò avuto - non so - una ventina d'anni, e m'immaginavo Spielberg che portava i nuovi film all'umanità scendendo attraverso le nubi avvolto in un fascio di luce, con solo un drappo svolazzante che gli copriva a malapena le parti intime. Alla fine non dico che i nuovi episodi fossero brutti, e anzi, no: erano stupendissimi (metti che Spielberg voleva comprarsi i diritti per qualche mio libro, ma poi si offende e ci ripensa?) Però ecco forse i primi erano un po' differenti, e io mi aspettavo più qualcosa sul vecchio stile.

Stessa cosa è accaduta con tanti videogiochi che ho aspettato per anni: siti e riviste predicevano un impatto sociale pari a quello della penicillina, ma invece mi hanno solo impattato le palle dopo 10 minuti che ci giocavo e 60 euro che mi hanno fatto sganciare.

Ancora, ho tremato per mesi nella struggente attesa di un fumetto giapponese che doveva essere il seguito del seguito del seguito del miglior fumetto mai disegnato da cui fosse stato possibile trarre un seguito, e che è stato possibile tradurre in italiano solo dopo aver convinto l'autore ad accettare il mutilante passaggio ai caratteri occidentali. E alla fine mi sono ritrovato a leggere la triste storia di una ragazza che, poverina, veniva presa in giro da tutti perché soffriva di meteorismo.

Questi sono solo degli esempi, ma si potrebbe dire che ogni oggetto di qualunque genere che venga prodotto per essere venduto è ormai accompagnato da campagne di marketing che lo reclamizzano come la cosa migliore che possa mai essere creata dall'essere umano... a parte ovviamente quando uscirà il seguito o il modello successivo, che sarà molto meglio riducendo il precedente a una robaccia da buttare.

Ancora peggio è leggere recensioni, giudizi e opinioni positive un po' ovunque, per scoprire poi che era tutto frutto di un malvagio complotto alle spalle dei consumatori e che la roba di cui si parlava tanto bene - semplicemente - ci causa lo stesso problema che aveva la ragazza nel fumetto di prima.

La cosa ancora più incredibile, poi, è che tante volte il giudizio di assoluta imperdibilità arriva non solo da critici corrotti o agenti di marketing senza scrupoli (che in fin dei conti lo fanno per lo meno con uno scopo) ma anche da gente che magari il film se l'è visto, ha giocato il gioco o letto il fumetto e - invece di rendersi conto che in effetti era una boiata totale - continua a credere più alla pubblicità che al proprio cervello e ve lo consiglia con termini tipo: capolavoro, da paura o - giudizio che indica il top del top di qualsiasi opera d'arte - sta proprio fori cor botto!

E allora, non vi sentite anche voi oppressi da questa realtà? Non pensate che non valga più la pena di vivere in questo modo, e che sia necessario fare qualcosa per cambiare le cose? Sì, no... be', in effetti non me ne frega niente nemmeno a me, ma ormai non è che posso chiudere il post a metà, per cui:

Quasi soluzioni:

Smettetela di basare i vostri acquisti sulla pubblicità: in alternativa, potreste pensare di acquistare cose che - se mai fosse possibile - vi interessano davvero.

Rendetevi conto: avete 38 anni e vedete solo film con parti realizzate in computer grafica, comprate videogiochi dei Pokemon e leggete libri che trovate nel settore bambini, magari sotto al cartello 6-14 anni. Se non vi piacciono, forse non è perché vi hanno dato una fregatura: magari state semplicemente migliorando.

Imparate a capire i giornalisti: che sia politica, economia o che si tratti di semplici recensioni, quello che leggete va comunque interpretato. L'interpretazione è che nessuno ha voglia di leggersi il libro, vedersi il film o giocarsi il gioco per davvero (provate voi a finire un videogioco brutto che dura 40 ore, se ci riuscite!) per cui copincollare un comunicato stampa è il modo migliore per togliersi il lavoro dalle palle senza litigare con chi ve l'ha mandato.

È altresì ovvio, poi, che i comunicati stampa siano entusiastici e che la gente parli bene di quello che sta cercando di vendere... a parte solo il mio editore, quando presenta me.

Tagliate i ponti con i vostri amici: certa gente non è in grado di discernere la realtà, e allora che li frequentate a fare? Io per dire regalo sempre una copia della Sindrome di Reinegarth alle persone che ho appena conosciuto. E se mi dicono che gli è piaciuto, li mando a cagare.

Diventate degli autori: visto che è facile fare pubblicità e diventare ricchi scrivendo cavolate, fatelo anche voi e chissene frega. E in effetti è proprio quello che ho fatto anche io: ho detto ai miei amici e ai miei genitori che il mio libro era fichissimo, qualcuno di loro se l'è pure comprato e mia madre l'ha addirittura letto.

La recensione negativa che trovate su IBS, temo proprio che l'abbia scritta lei.

Simone

19/06/09

La presentazione dell'esame che se ti dice bene ne parli sul blog e ci scrivi il libro.

Ennesimo aggiornamento della situazione, un po' in anticipo rispetto al solito visto che questo periodo è piuttosto denso in quanto a novità... anche se più che di nuove novità si tratta degli sviluppi di novità un po' più vecchie. Ma insomma, vabbè:

Seconda laurea in medicina: ho passato Biochimica 1 con 18. Se mi bocciavano potevo ridarlo solo tra 1 anno, e non chiedetevi perché: tale è il destino degli studenti di Medicina, perché qualcuno lo ritiene giusto. Per cui così è e così rimane. Insomma ancora una volta il 18 si riconferma come il voto più bello che si possa prendere, e credo che mai nessuno lo toglierà dal suo podio.

Oltre a Biochimica 1 ho passato anche lo scritto di Istologia/Embriologia e ho l'orale lunedì. Non so per quale santo davvero non mi abbiano segato, comunque più che per l'esame in sé la cosa degna di nota è che lunedì sono l'ultimo in lista della mattinata... che tradotto dal linguaggio universitario significa che arriverò lì alle 9 e mi interrogheranno alle 5, dopo 8 ore di snervante attesa. Ah, quanto amo l'università, che bello!

Fatto Istologia/Embriologia avrò Biologia/Genetica il primo Luglio. Lo scritto di Bio l'ho già dato a Febbbraio, per cui insomma se passo Genetica (del resto ho una settimana piena per prepararlo ^^) e poi mi va bene anche l'orale, il 2 luglio avrò finito tutti gli esami del primo anno e potrò addirittura ambire a farmi un viaggetto da qualche parte. Lo scorso anno le mie vacanze sono state il corso estivo per il test di ammissione, e no non mi sento felice nel ripensarci ^^.

Se poi mi dice male dovrò ridare Istologia il 17... ma speriamo di no.

Presentazione del libro: la presentazione è andata bene, anzi benissimo. Di solito a queste cose ci vengono solo gli amici... e infatti così è stato. Solo ho scoperto che di amici ne ho davvero più di quelli che penso di meritare, e anche uno o due del tutto nuovi o che proprio non mi aspettavo.

Per il resto l'associazione culturale Soqquadro e la galleria VISTA Arte e Comunicazione hanno fatto un sacco di pubblicità e del libro si è parlato su moltissimi siti e anche su giornali come Roma c'è e, uhm, Roma c'è. La presentazione insomma è servita al suo scopo di (provare almeno a) farmi conoscere in giro un po' di più, e speriamo che i risultati si vedano.

Ah, Marina Zatta di Soqquadro ha detto un sacco di belle cose su di me e sul libro durante la presentazione... del resto, è una carissima amica anche lei ^^.

Infine, se vedete l'immagine del post, si tratta della primissima versione di titolo e copertina fatta da me, poi un po' cambiata ma comunque rifiutata dall'editore (e diciamo anche a ragione). Durante la presentazione ne avevamo parlato... e prima o poi magari vi farò vedere anche la copertina ideata dall'editore ma che non era piaciuta a me.

Scrittura: la scrittura, tolto questo blog, per il momento è morta e sepolta. Ho però sempre intenzione di rifilarvi un nuovo ebook a sorpresa, e ho quasi deciso che il romanzo che ho in testa ormai da un anno o due vale effettivamente la pena di essere scritto (nonostante non sia troppo convinto di averlo detto in un modo grammaticalmente corretto).

Insomma se a Luglio davvero ho finito gli esami potrei davvero farmi una chiusa che non finisce più e tirare fuori un romanzo nel giro di un mese: tanto ormai le cose le faccio tutte così, visto che tempi lunghi e prendersela comoda sono un ricordo del passato.

Ma prima, davvero, mi ci vuole una bella vacanza.

Simone

EDIT:

La presentazione di Io scrivo sul blog di Cyberluke!

16/06/09

Io Scrivo - la presentazione del 18 Giugno!

Soqquadro & Vista presentano il libro

IO SCRIVO - manuale di sopravvivenza creativa per autori emergenti

di Simone Maria Navarra - Edizioni Delos Book

LUOGO: VISTA Arte e Comunicazione, Via Ostilia 41, Roma (zona Colosseo)

DATA E ORARIO: 18 giugno ore 19.00

PRESENTAZIONE LIBRO: Marina Zatta
INFO: tel. 06.4504846, 06.45449756, cell. 333.7330045, 349.6309004
@mail: soqquadro@interfree.it
www.soqquadro.eu

Vi è mai venuto in mente di scrivere un romanzo, oppure conoscete qualcuno che l'ha fatto? Ancora, semplicemente, vi piace leggere e siete curiosi di scoprire qualcosa di più sul processo di ideazione, stesura e pubblicazione di un libro?

Basta coi manuali di scrittura dei grandi autori che vendono milioni di libri: a sentire loro, pare che a scrivere un romanzo di successo siano capaci tutti! Ma qual è la realtà, cosa succede a chi non ha successo (almeno non subito) e che rimane per mesi, anni, decenni o anche a vita nel mezzo di critiche spietate, editori a pagamento, parenti esasperati, lettori senza interesse o interessati ad altro e soprattutto pagine bianche difficilissime da riempire con trame e personaggi che sembrano non avere la minima intenzione di venire fuori?

Io scrivo - manuale di sopravvivenza creativa per autori emergenti, è proprio quello che ci voleva: un corso di scrittura per aspiranti romanzieri ed allo stesso tempo uno sguardo ironico, divertente e disincantato al mondo editoriale attraverso le esperienze di chi ha deciso di fare della scrittura la propria professione.

“Vista” è un centro dedicato all’arte ed alla comunicazione che nasce dall’esperienza di alcuni giornalisti da sempre impegnati nell’organizzazione di eventi d’arte e cultura. Uno spazio espositivo che si rivolge ai giovani talenti esordienti ma accoglie anche esperienze confermate all’ombra della splendida cornice del Colosseo.

In questo luogo Soqquadro, giovedì 18 giugno alle ore 19.00 presenterà il libro IO SCRIVO, di Simone Maria Navarra (edizioni Delos Book). Il libro è un esilarante ed utile guida per tutti gli scrittori emergenti. Come lo stesso autore scrive, sono “Consigli per diventare uno scrittore che poi non lo pubblica nessuno”. Soqquadro ha scelto questo testo da presentare all’interno di una mostra sulle difficoltà del mondo del lavoro per aprire uno spaccato di riflessione sulle difficoltà di inserimento lavorativo nell’ambito delle attività creative.

Il libro è inserito nell'esposizione Working "OUT" progress, così intitolata proprio per sottolineare, con l'alterazione del famoso modo di dire inglese Working in progress, il momento di drammatica regressione che il mondo del lavoro sta affrontando in questo periodo che si traduce in minori diritti e tutele dei lavoratori oltre che in vere e propri momenti di disagio se non di disperazione sociale.

Simone

15/06/09

Le categorie in cui sono suddivisibili gli esseri umani (seconda parte).

Il permissivo remissivo: è il classico uomo (o donna) soprammobile. Se va alle feste sta lì come uno stoccafisso (si scrive con 2 c?) a fissare gli altri, o anche il nulla. Se si tratta di decidere un posto per le vacanze o di andare a vedere un film, per lui è sempre tutto uguale e va bene quello che decidono gli altri. Quando si discute di politica o di temi possibilmente controversi, assume immediatamente le convinzioni di chi ha preso la parola in quel preciso momento, seppure senza alcun particolare trasporto, così da poter facilmente ritrattare ogni eventuale opinione incautamente espressa.

Si accoppia bene con tutti, visto che tanto accetta qualsiasi critica e non rompe l'anima a nessuno. Magari non è la compagnia più eccitante che possiate trovare... però sempre meglio di uno che vi rompe le palle tutto il giorno.

Espressione tipica: (al centro di un'accorata discussione) forse hai ragione tu, ma anche lui non è che abbia torto. E comunque io la penso come entrambi.

Lo psicotico che deve fare e controllare tutto lui: ogni cosa ha un modo migliore in cui può essere fatta, e ovviamente il modo migliore è come dice lui. Se ci lavorate o vivete insieme può farvi venire un esaurimento nervoso modificando ogni vostro singolo gesto quotidiano in una maniera - a suo dire - più efficente.

Gli piace rivestire più mansioni fondamentali allo stesso tempo, specialmente se sono inscindibili o vanno addirittura in contrasto. Il suo partner ideale è quello che non gli va di fare un cazzo, visto che è contento che qualcuno voglia occuparsi di ogni cosa al posto suo.

Espressione tipica: adesso chiamo quello che ha fatto 'sto casino e me lo inc... redarguisco. Poi chiama un numero col cellulare, e a squillare è il suo secondo telefono.

L'artista rincoglionito: che faccia l'artista per davvero e che abbia successo o no, non cambia molto. È il classico tipo che raccoglie un oggetto rotto buttato vicino a un cassonetto e sta una settimana a smontarlo, rimontarlo e ripurirlo prima di capire che sì: effettivamente, era proprio rotto.

Per lui non esiste una differenza tra lavoro e tempo libero. Fa quello che gli viene in testa e quando gli va di farlo, senza magari rendersi conto che ha dato una raccolta di poesie a un cliente del suo studio, mentre alla serata del Club dei poeti leggerà una serie di preventivi (riscuotendo tra l'altro più successo del solito).

In genere è circondato/a da persone che si innamorano perdutamente di lui/lei, però è più facile che sia così perso dietro a qualche assurda mania (ma guarda che muffa strana che cresce dentro questa mattonella!) da non rendersene nemmeno conto.

Espressione tipica: guarda che figata questa cosa (inutile) su cui ho lavorato per centoventotto ore. Non posso spiegarti a che cosa serve, perché non lo so.

Ultimo ma non ultimo, il mio particolare profilo personale e cioè...

Quello che non gli va di fare un cazzo: in genere si alza all'ora che capita (che per il lavoratore zelante può benissimo essere l'ora di andare a dormire) per cui arriva sempre in ritardo a qualsiasi impegno, lezione, evento o appuntamento.

Se ha una casa di sua proprietà o una minima rendita è finita perché non lavorerà mai, e impiegherà anche 15 anni per prendere una laurea triennale che poi - ovviamente - non ha intenzione di sfruttare.

Se è costretto a lavorare passa le giornate tra facebook e siti porno, e se anche l'ufficio gli impedisce di collegarsi a Internet s'inventa qualsiasi altra cosa pur di lavorare... tipo giocare col cellulare, usufruire del porno attraverso comuni riviste, dormire non visto sotto la scrivania o passare giornate intere imboscato da qualche parte a fumare. Come già detto, si accoppia solo con lo psicotico/a che fa tutto lui/lei, perché contribuire a una relazione - se devo essere sincero - è davvero troppo impegnativo.

Espressione tipica: rientriamo presto, vero? Domani non voglio dormire fino a tardi... perchè se sto troppo tempo a letto mi stanco.

Simone

12/06/09

Le categorie in cui sono suddivisibili gli esseri umani (prima parte).

C'è chi dice che le persone sono tutte uniche, diverse, originali, piene di caratteristiche che le rendono insomma degli individui speciali e pieni di fascino. La verità, invece, è che no: non è vero.

Avendo conosciuto almeno più di 10 o anche 12 persone in vita mia, posso assicurarvi che finita la novità, passato cioè quel momento in cui conoscere gente nuova è effettivamente un evento carico d'interesse, una volta che insomma ci ritroviamo a vedere e analizzare le persone per quello che realmente sono è evidente che non siamo poi tutti così diversi come ci immaginiamo.

Gli esseri umani fanno parte di 3-4 o al limite (fammi contare quante ne ho scritte...) 8 categorie caratteriali e comportamentali. Questo loro essere si riflette anche nei rapporti interpersonali e in quelli affettivi, e alla fine la differenza reale tra due individui appartenenti allo stesso gruppo non sta che in banali sottigliezze di carattere puramente estetico.

Ma non sarete così superficiali da giudicare una persona solo dall'aspetto, vero?

Le categorie degli esseri umani:

Il misantropo megalomane:
qualsiasi cosa dica o faccia, è sempre convinto che chi la pensa diversamente sia un idiota. In genere appartiene a qualche ideologia politica estrema (che però non fa che criticare) e trova che la democrazia sia un sistema inutile e superato, visto che la gente non fa che sfruttarla per esprimere insulse opinioni.

In genere resta single, perché non ritiene nessuno degno di mescolare i propri geni con i suoi. Può accoppiarsi con un lavoratore zelante, a patto che quest'ultimo passi talmente tanto tempo in ufficio da non farsi mai vedere.

Espressione tipica: non è questione di punti di vista: io ho ragione, e tu sei un idiota.

Quello che vorrebbe avere 20 anni di meno: in genere mente sull'età (se è una donna, quanti anni ha davvero non lo sa più nemmeno lei) si veste come un adolescente, si tinge i capelli e passa le serate in certi locali alla moda dove una birra e un po' d'insalata di riso costano 20 euro.

Il tizio che vorrebbe avere 20 anni di meno decide regolarmente di cambiare studi, casa, lavoro, moglie/marito e anche cittadinanza, ma poi posticipa sempre qualsiasi progetto perché ha paura che sia troppo presto. In genere resta single anche se vorrebbe fortemente sposarsi: il problema è che si sente ancora troppo giovane, e preferisce continuare la ricerca della persona giusta.

Espressione tipica:
una volta uscivamo tutte le sere, ma adesso tutti i miei amici sembrano dei vecchi... specie quelli che sono andati in pensione.

Quello che gli fa schifo tutto: se va al cinema, rompe l'anima a tutti criticando il film durante la proiezione. Se si parla di musica non esiste nulla che gli piaccia, a parte qualche gruppo assurdo che nomina sempre ma che in realtà non ascolta mai.

Molla tutti i libri a metà perché erano brutti, odia la televisione e la radio, quando va a cena fuori si lamenta per quello che ha mangiato o (se si mangiava bene) per il conto o (se si mangiava bene e costava poco... ma esiste un posto del genere?) per qualche cosa inutile come lo spessore dei sottobicchieri o il colore della carta da parati. In genere è single non tanto perché gli facciano schifo i rapporti di coppia (cosa che comunque corrisponde a realtà), ma perché non trova nessuno che lo sopporti. Se sta in coppia, è con un altro come lui a cui fa schifo tutto: invece di avere rapporti sessuali, raggiungono l'orgasmo facendo a gara a chi disprezza più cose.

Espressione tipica: quanto non sopporto la gente che si lamenta!

Il lavoratore zelante: è il classico tipo che il fine settimana esce di casa che già rompe le scatole che è troppo tardi: il giorno dopo (Domenica) deve andare in ufficio alle 7 per fare qualcosa di importantissimo che nessun altro ovviamente può fare al posto suo.

Il lavoratore zelante lavora più ore di qualsiasi altro lavoratore (non zelante) che conosciate, ma il suo sogno è trovare un posto che lo faccia lavorare ancora di più (tipo 05 - 24, fine settimana compresi) senza nemmeno pagargli lo straordinario. Il tempo libero (almeno quel poco che gli resta) ama passarlo raccontando a tutti i suoi amici di quanto è faticosa la sua professione, nella speranza che si sentano in colpa.

Si accoppia solo se trova qualcuno che non gli faccia assolutamente sottrarre tempo al lavoro, ma spesso resta single senza nemmeno rendersene conto.

Frase tipica: questa sera non esco, che la settimana prossima ho una riunione importante. O anche: non mi segno lo straordinario, perché non vorrei che pensassero che lavoro per i soldi.

Simone

10/06/09

Tienimi: come tenersi una donna / un uomo per più di 6 mesi

Questa volta vi segnalo un libro piuttosto particolare, scritto non da una, ma da ben due mie amiche ed edito (non dovrò iniziare a farmi pagare?) da Delos Books.

Tienimi: come tenersi una donna / un uomo per più di 6 mesi.

Con questo libro si è pensato di dare una mano a tutti gli uomini e alle donne che vogliono amare e che meritano di essere amati, cercando di analizzare, in modo ironico e divertente, le cose che un uomo, o una donna, può fare, può sbagliare, può trascurare e che possono ferire e far disamorare il proprio partner.

Il libro è “reversibile”: c’è la parte dedicata agli uomini e quella indirizzata alle donne.

Sono affrontati i problemi che possono mettere in crisi una coppia e sono formulati dieci consigli per l’uomo e dieci suggerimenti per la donna, essenziali per trasformare una storia breve in un rapporto che duri nel tempo. Si va da consigli sul look, a cosa fare di fronte a un tradimento, agli aspetti pratici della vita insieme, fino ad alcuni accorgimenti da utilizzare nei momenti più intimi, per far sentire la donna amata e desiderata e l’uomo compreso nel suo ruolo di maschio.


Cristina Origone: genovese, ha pubblicato due libri con Delos Books, fra cui il saggio semi-serio Come portarsi a letto una donna in 10 mosse. Collabora con la rivista Fiction TV e suoi racconti sono presenti sulle antologie Libera Uscita e Femmine (Delos Books) e sulla rivista Writers Magazine Italia. A maggio 2008 ha pubblicato il romanzo Avrò i tuoi occhi con i Fratelli Frilli Editori. www.origone.it

Gabriella Saracco: nasce a Roma dove dirige una società di una società di formazione e consulenza. Ha lavorato nel campo della finanza italiana e internazionale, inseguendo i ritmi delle borse mondiali.

Autore di testi scientifici in passato, oggi si dedica alla narrativa. Ha pubblicato diversi racconti sulla Writers Magazine Italia e sull’antologia Femmine (Delos Books).

Questo invece il sito dedicato al libro in cui trovate anche un booktrailer effettivamente molto ben realizzato.

Simone

09/06/09

Lo scrittore sotto esame e lo studente in ansia (o era il contrario?)

Solito consueto aggiornamento rapido rapido, che sono oberato da tutte le cose che devo fare (al punto da non combinare più niente, ma vabbé ^^).

Medicina: gli esami sono alle porte, anzi il primo l'ho già dato: Biochimica 1, di cui al momento non si sanno i risultati, ma era una prova intermedia non troppo importante. Questo per mettere le mani avanti nel caso sia andato male, ovviamente.

Poi il 15 ho lo scritto di Istologia/Embriologia, e anche se sto studiando come un matto sono piuttosto pessimista. Non è assolutamente un esame difficile, ma è lunghissimo (saranno 800 pagine) con un sacco di cose fondamentali da ricordarsi a memoria per poi scordarsele 10 minuti dopo aver dato l'orale.

Comunque vedremo. A Luglio invece c'è Biologia/Genetica. Qui sono più ottimista perché ho anche più tempo per prepararlo e una parte già l'ho superata. Se poi riesco a dare tutto vuol dire che ho sostenuto tutto il sostenibile del primo anno e posso spaparanzarmi... altrimenti c'è la sessione di Settembre.

In ogni caso, finiti gli esami vado in vacanza.

Scrittura:
il libro del blog, anche chiamato Io scrivo, non mi pare purtroppo che stia andando benissimo. Non so nemmeno se sta andando male, visto che le vendite si conoscono a mesi e mesi di distanza dall'uscita in libreria, però se fosse un best-seller a sorpresa credo che a questo punto me ne sarei accorto.

Invece sì ci sono un sacco di siti e di blogger amici che ne hanno parlato, però bo' non mi pare che tiri una gran bella aria visto (cosa che - ahimé - temo che valga un po' per tutti i libri che escono in questo periodo).

Vi ricordo che il 18 Giugno c'è la presentazione qui a Roma, presso la galleria VISTA Arte e Comunicazione, in Via Ostilia 41. Non mi aspetto di fare chissà che cosa, spero di incontrare qualche amico e con loro di parlare un po' del mio libro e magari farmi anche quattro risate, visto che Istologia (almeno lo scritto) sarà comunque passato e inizierò a sentirmi molto più leggero.

Generale: per il resto è un po' un periodo strano. Sarà che mi sono stressato con studio e lavoro, o che ho il terrore degli esami e ancor di più delle presentazioni. Comunque non vedo l'ora che passino le prossime 3-4 settimane e di mollare tutto per un po'. Magari è solo che arriva l'estate e si sentono un po' tutti così, anzi ne sono quasi convinto.

Comunque anche se parto il blog non lo mollo, per cui sarete sempre informati di tutto come da tradizione! ^^

Simone

06/06/09

I predatori del posto all'università perduta: la vera storia di quando facevamo le corse per prendere i posti a sedere all'università.

Ok, lo ammetto: che schifo di titolo. Però almeno così si capisce di cosa parla il post, e magari lo legge più gente.

Detto questo, la dura lotta per la conquista del posto a sedere all'interno di un'aula universitaria non appartiene al mio attuale presente di sfigato aspirante futuro medico, ma al mio presente passato di ancor più sfigato studente d'Ingegneria.

A Medicina, infatti, non c'è bisogno di prendere i posti: grazie al numero chiuso le aule sono quasi vuote, e se anche arrivi con mezz'ora di ritardo trovi ancora tutte le sedie libere che ti pare. Ci si potrebbe quasi chiedere perché questo benedetto numero chiuso non l'allarghino, visto che lo spazio in effetti ci sarebbe... ma per l'appunto ho detto quasi, per cui lasciamo stare.

A dirla tutta, dal secondo anno in poi anche a Ingegneria potevi sederti dove capitava, visto che eravamo una frazione del numero iniziale. Ma durante il primo anno no. Al primo anno d'Ingegneria, se non prendevi i posti dovevi sederti per terra, tra lo sporco, la polvere, i bacarozzi, i topi, i ragni e - cosa più orribile ancora - in mezzo agli altri studenti sfigati che magari si facevano la doccia una volta a settimana perché tanto sai chissene frega di apparire curati. In fin dei conti, a Ingegneria nemmeno ci sono le donne.

Ed eccovi il breve resonconto di una tipica giornata di quelle in cui prendere i posti toccava a me:

Tra le quattro e mezza e le 5 suona la sveglia, in tempo in tempo per prendere il primissimo autobus della mattina (o l'ultimo della notte precedente, visto l'orario). Verso le 5 e mezza di mattina, di fronte al cancello della facoltà c'è già un bel po' di gente. Alle 6 c'è una folla. Alle 6 e mezza, un tremito attraversa le giovani promesse dell'italico ingegno (per non ripetere sempre sfigati): la guardia giurata ha lasciato la sua guardiola all'interno dell'edificio, e viene ad aprire.

Aprire, però, non rende l'idea: immaginatevi questo poveretto bianco come uno straccio che si avvicina al cancello, mentre 100 studenti brutti e sudati iniziano a spingere tutti insieme come gli zombie di Resident Evil. La gente spinge così forte che mi sento sollevare, i miei piedi non toccano più terra.

La guardia giurata infila la chiave, fa scattare la serratura e poi salta dietro al muretto della recinzione come un marine in mezzo a una sparatoria, per evitare di essere travolto. Una volta il cancello ha ceduto un attimo prima che girasse la chiave, e nessuno sa bene che cosa sia successo. In ogni caso, il giorno dopo c'era una guardia nuova.

A quel punto, si parte: subito dopo il cancello c'è una curva a destra di 90° che porta a delle scalette in marmo pericolosissime, mentre l'ingresso dell'edificio è una porta a vetri rinforzata con barre d'acciaio. Inutili: una volta uno c'è andato a sbattere contro, e c'è passato attraverso lo stesso. Adesso credo che ci sia una targa col suo nome.

Un attimo prima di entrare nell'edificio, sento qualcuno che mi pesta un piede da dietro e mi aggancia la scarpa, sfilandomela. Ora mi fermo a raccoglierla - mi dico - non posso mica andarmene in giro scalzo! Ma c'è troppa gente che mi spinge da dietro, e fermarsi è veramente impossibile oltre che praticamente un mezzo suicidio. Insomma continuo a correre con una scarpa sola, conscio che tutti quanti mi avrebbero preso per il culo a vita, ma che almeno una vita per farmi prendere per il culo mi sarebbe rimasta.

Subito dopo l'ingresso c'è un corridoio bello lungo in cui si prende velocità, poi una curva a 180° attraverso le porte antincendio. Qualcuno fa scattare l'autochiusura, così chi stava indietro è fottuto. Ci precipitiamo giù per le scale che danno verso le nostre aule con la gente che si spintona, inciampa e cade di sotto. Per tutto il palazzo si sentono grida, urla, pianti e invocazioni.

Porta dell'aula, è l'ultimo sforzo: salto sulla prima fila libera che trovo e mi ci sdraio sopra, allungandomi più che posso così da conquistare fino all'ultimo centimetro utile di banco. Sono sei posti, proprio quelli che dovevo prendere. Ce l'ho fatta! Adesso potrò seguire la lezione di Analisi I, e potendo udire la voce del professore - forse - ci capirò anche qualcosa.

Piano piano arrivano anche gli ultimi. Qualcuno piagnucola, qualcun altro barcolla, e in mezzo ai banchi rimane qualche inquietante posto vuoto. Ma alla fine l'aula si riempie, e torna la calma. Lascio quaderni, fogli e oggetti vari a tenere i posti duramente conquistati, poi torno fuori a cercare la scarpa famosa che m'ero perso correndo.

Per fortuna è ancora lì per terra, per cui me l'infilo e inizio a riallacciarmela. Accanto a me, un ragazzo a cui hanno calpestato gli occhiali raccoglie le lenti ridotte in frantumi, mentre dal marciapiede, al di là del cancello, una persona che ha assistito a tutto mi guarda con aria sconvolta.

Ma voi siete matti - commenta, dal suo meraviglioso mondo reale in cui l'Analisi Matematica non esiste - voi siete completamente matti.

Simone

03/06/09

Gli sport rischiosi in cui la gente si fa male.

Avete mai fatto uno sport estremo? Intendo skate, salto con l'elastico (o bunjee jumping, se preferite) parapendio, prendere i posti all'università (questo magari lo approfondiremo tra qualche giorno) e cose del genere? Ottimo, anche lì ci si fa male e si rischia di rompersi qualcosa. Ma non sono queste le attività per così dire rischiose di cui voglio parlare adesso.

Quelli che ho in mente, invece, sono gli sport cosiddetti normali, che la gente fa in tutta calma e tranquillità ogni giorno, soltanto che poi si fanno malissimo o ci restano direttamente secchi sul colpo come si vede al TG o come si legge sui giornali.

Ecco allora una breve carrellata di sport normali e letali, che sicuramente farete anche voi senza mai nemmeno porvi il problema... a parte ovviamente nel momento in cui vi rompete qualcosa.

Equitazione: uno degli sport estivi più popolari (chi cavolo ce l'ha il cavallo per andarci tutto l'anno?) e anche uno dei più mortali.

Io in particolare da bambino ero un tenero cicciottello, e pesavo tipo centoventi kg: le prime lezioni di prova sono andate benissimo, ma poi il cavallo piccolo e buono per i ragazzini ha iniziato a riconoscermi, e quando mi sentiva arrivare scappava nascondersi sotto le macchine come fanno i gatti.

Alla fine mi hanno appioppato a una specie di mammuth nero ed enorme, tipo il cavallo di Kenshiro. Quando ci salivo sopra, quella specie di mostro faceva come se non esistessi e andava tranquillo a mangiarsi il fieno per i cavoli suoi con me sopra. Questa è stata un po' la mia salvezza, perché durante le stesse lezioni che ho passato a guardare il mio destriero che si nutriva (senza per lo meno uccidermi) sono avvenuti incidenti del tipo:

- Signore caduto sul filo spinato, con conseguenti lievi cicatrici profonde solo pochi centimetri: gli ambulanzieri mandati a soccorrerlo svenivano uno dopo l'altro, per cui credo che sia ancora lì.

- Bambina schiacciata dal cavallo che aveva deciso di togliersi la sella, con lei in groppa.

- Donna trascinata per settecento metri sopra una sassaiola col piede incastrato in una staffa, tipo film western. Quando è arrivato, il veterinario ha sparato a lei.

Calcetto: chi non ci ha mai giocato? Quando giocate a calcetto, è buona norma che qualcuno si faccia male. Ci sono medici famosi che hanno costruito una fortuna sul gioco del calcetto (o sulle sue conseguenze funeste). Io stesso che ci ho giocato 3 volte in vita mia mi sono beccato un'entrata di peso nello stinco e ho zoppicato per un anno, e qualche volta quando arriva la pioggia ancora mi fa male.

Vela/canoa/sport acquatici: io mi chiedo chi ha deciso per primo che andare in barca a vela era bello. Cioè, posso capire che adesso fanno la pubblicità, tu ci caschi e ormai sei fregato, ma una volta che ci trovavano?

Tra il sole che ustiona, la sabbia sul fondo dell'imbarcazione che ti graffia e poi ovviamente ti ci va l'acqua salata che brucia, il boma che fa avanti e indietro tipo ghigliottina e come ti sbagli (e tanto le prime volte ti sbagli perché t'insegnano male apposta per prenderti per il culo) ti arriva una tranvata che da lì in poi navighi accucciato tipo trincea della prima guerra mondiale. Comunque sì, vabbé: in un certo senso è molto bello.

Il windsurf è responsabile del maggior numero di dispersi in mare e mai più ritrovati, mentre con la canoa a due una volta che vi cappottate è impossibile tornare sopra perché il secondo farà sempre cadere in mare l'altro.

In casi come questo, l'unica è salire per primi e prendere a timonate il compagno finché non si arrende e torna indietro a nuoto (o almeno ci prova): in questo modo - in genere - almeno uno dei due si salva.

E dulcis in fundo, lo sport letale per eccellenza:

Lo sci: scordatevi scene alla Fantozzi (che comunque è alquanto verosimile) e sentite la realtà. Io quando vado a sciare sono (giustamente) terrorizzato, e mi metto a scendere piano piano facendo ampie, lente curve, nella speranza di non cadere in un fosso e di non aprirmi la testa su qualche lastra di ghiaccio, che poi prendo freddo al cervello.

Il fatto è che io davvero ho paura a fare diversamente e scendo piano piano, ma questo è il comportamento più pericoloso in assoluto! Quando vanno a sciare, la maggior parte delle persone devono andare giù il più veloce possibile, e ti sfrecciano a uovo a mezzo millimetro di distanza con l'attrito dell'aria che gli infiamma la tuta. Se fai le curve, rischi che ti mettano sotto e ti passino da parte a parte con gli sci, che tra l'altro essendo quotidianamente immersi nella sciolina vi trafiggono che è una bellezza.

Ma voi ce la vedete mai in palestra, a correre, a dieta o semplicemente a fare ginnastica tutta quella gente che poi intasa le piste da sci? Ovviamente la domanda è retorica: il fatto è che qualsiasi scemo che passa 11 mesi e 24 giorni l'anno seduto a guardare la TV poi pretende di montare sugli sci e precipitarsi giù per le nere coi teschi nel corso di una singola e unica settimana all'anno.

Risultato: avendo aiutato per un po' il soccorso piste (io stavo lì che mangiavo e quando partivano dicevo: mi dispiace, non so sciare) so che subito dopo pranzo, verso le 2, quando la neve si ammorbidisce un po' (l'ideale per svitarvi i legamenti delle ginocchia) è il momento in cui qualcuno si fa sempre male per forza. L'incidente sciistico non è una fatalità ma una ricorrenza, e tanto varrebbe che le ambulanze si mettessero direttamente a fondo pista a raccogliere le persone che rotolano giù senza nemmeno aspettare la chiamata in sede, che tanto perdi solo tempo.

A dire il vero, io metterei a fondo pista direttamente l'ospedale, con tanto di skilift che vi porta attraverso il reparto ortopedia e fin dentro alla sala operatoria.

E mi sa che adesso mi ruberanno l'idea ^^.

Simone

01/06/09

Le cose che mi piacciono a me: Socrate e compagnia bella, di Luciano De Crescenzo.

Un ingegnere si mette in testa di fare lo scrittore, poi si appassiona a una materia che col suo vecchio lavoro non c'entra nulla, e un bel giorno pubblica un libretto di una centocinquantina di pagine dove parla un po' dei cavoli suoi.

Trovate anche voi qualche similitudine? Io per puro spirito di auto-contraddizione vi dico assolutamente di no... ma veniamo al libro:

Questo Socrate e compagnia bella è scritto come una lettera, attraverso la quale l'autore racconta al nipote quattordicenne la vita e le idee dei filosofi che hanno maggiormente influenzato il suo modo di vedere il mondo. Una sorta di eredità letteraria, insomma, che De Crescenzo lascia a questo ragazzo e - assieme a lui - un po' a tutti i giovani che cominciano a porsi di fronte ai grandi interrogativi della vita.

A pensarci bene, credo che sia stato proprio intorno ai quattordici anni che ho letto i primi libri sulla filosofia greca di questo scrittore (non che ci capissi davvero qualcosa, eh!) mentre ben vent'anni dopo ho letto questo. Se non altro, adesso Socrate e compagnia bella l'ho capito (quasi) tutto... ma forse l'ideale sarebbe stato fare il contrario: iniziare cioè da giovanissimi con un testo semplice come questo, andando poi avanti con qualcosa di più complicato.

Ma vabbe': vent'anni fa questo libro non c'era, e io ho letto di volta in volta quello che m'è capitato tra le mani. In ogni caso, il fatto che sia un testo per ragazzi non deve far pensare che ci troviamo di fronte a un libro superficiale: De Crescenzo affronta infatti di temi difficili e importanti come l'amore, il sesso, la religione e la morale con una semplicità e una chiarezza che rendono il libro davvero perfetto per un ragazzo, ma godibile anche da un adulto (che magari certi filosofi studiati a scuola non se li ricorda più di tanto). In particolare, nell'ultima parte del libro c'è una descrizione di quello che l'autore prova nel sentirsi avanti negli anni, talmente lucida e toccante da valere - da sé - la lettura dell'intero trattato.

Degno di nota è anche il modo in cui De Crescenzo riesce a raccontare e mescolare tra loro idee spesso contrastanti di filosofi provenienti dalle epoche e dalle condizioni più varie, prendendo di volta in volta il meglio o comunque l'aspetto più costruttivo del loro pensiero: quello che resta della lettura, alla fine, è la sensazione che si possa dare ascolto a due persone di vedute diametralmente opposte, per cavarne fuori un'idea numero tre che - magari - appartenga un pochino anche a noi.

A dire il vero, più che un concetto espresso nel libro, questo è uno dei tanti insegnamenti che i miei filosofi preferiti hanno lasciato a me.

Ma tra di loro, come del resto era ovvio, c'è anche il carissimo Ing. De Crescenzo.

Simone