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08/11/16

Janusz Korczak e il senso della medicina.

Questa non ha copyrght. Spero.
Confesso che non avevo mai sentito parlare di Janusz Korczak. Che poi cercando roba su google per scrivere questo post, mi è parso di riconoscere qualcosa e di far riemergere qualche ricordo di storie lette o sentite decenni fa, ma tutto sommato era un nome che non mi diceva assolutemente nulla.

Poi l'altro giorno ho beccato uno di quei link di facebook con dentro una raccolta di immagini. Delle foto storiche famose (e drammatiche) raffiguranti dei bambini, prese da una parte in originale e dall'altra come disegni che ne rielaboravano i contenuti in una chiave fantastica, positiva, quasi sognante.

Tra le immagini in questione ce ne era una che ho chiesto all'autore di poter riportare (ma che nel caso troverete facilmente cercandovela da soli) e informandomi un po' sul suo contenuto e significato ho - finalmente ci siamo arrivati - scoperto della vita di questo dottore.


Nato a Varsavia nel 1878, non sto ora qui a copincollarvi tutta la biografia da wikipedia. Mi limito solo a dirvi che - dopo aver studiato medicina ed essere diventato pediatra - Janusz si dedicò alla scrittura di testi di narrativa dal dubbio successo (io per lo meno non conosco nessuno che li abbia letti) e alla costruzione di un modo nuovo di intendere la pedagogia che - al contrario - ha avuto grande diffusione e influenza.

Sua anche una sorta di autobiografia scritta mentre era nel ghetto di Varsavia. Autobiografia che forse avrei fatto meglio a leggere PRIMA della scrittura di questo post... ma vabbe': tanto sarà impossibile da trovare (non avete idea ci che m'è toccato fare per trovare quella di Albert Schweitzer: sono dovuto entrare in una biblioteca!) e magari potrò parlarvene a parte in un'altra occasione.

E insomma: medico di successo, educatore e innovatore di grande influenza. Ma - a parte questo - che ha fatto di speciale 'sto Korczack, che manco c'aveva un blog o l'account su Facebook?

Ha fatto che, colpito dal gran numero di orfani lasciati praticamente a loro stessi nella Varsavia dell'epoca (si parla di una situazione con un 50% di mortalità infantile) fondò un orfanotrofio in cui ospitare ed educare dai 150 ai 200 ragazzini.

Così per un periodo di circa 30 anni, dal 1911 al 1942, il dottor Korczack si occupò di bambini. Scrisse per i bambini, insegnò ai bambini, tenne conferenze, lezioni, programmi radio e quant'altro per i bambini. Ospitò bambini nel proprio orfanotrofio, e si occupò anche di altre strutture analoghe.

Era insomma un po' come la storia dell'Uomo Tigre, se solo Naoto invece di essere un coatto capace solo a fare a botte avesse al contrario studiato medicina.

Fatto sta che Janusz non volle abbandonare i propri ragazzini e il proprio lavoro nemmeno quando arrivarono i rastrellamenti che, dal ghetto di Varsavia, presero tutti gli occupanti dell'orfanotrofio e li portarono a Treblinka. Lui era un personaggio famoso, una personalità, e sarebbe potuto scappare in qualsiasi momento. Però, semplicemente, non lo fece.

Da qualche parte ho letto che Korczack morì nelle camere a gas. Da qualche altra parte invece sta scritto che morì già durante il viaggio. In ogni caso, la sua fine fu quella. Poco prima o poco dopo del resto dei suoi ragazzi.

Una storia che fa riflettere, quella del dottor Korczack. Perché, alla fine, cos'è che l'ha reso - almeno nel mio modo di leggere e interpretare la sua vita - una persona speciale? Un uomo importante, da ammirare e - per quanto possibile - da cui prendere esempio?

Per i suoi libri? Perché ha avuto intuizioni come educatore e come pediatra, apprezzate e riprese dai suoi colleghi? Certamente. Diciamo che il valore aggiunto, ciò che ha lasciato alla società contemporanea, è stato sicuramente quello.

Però a me - e penso che questo valga per molti altri - colpisce di più l'aspetto umano. Il fatto di dedicare la vita a un qualcosa di cui c'era bisogno, e infine un gesto tanto grande (non abbandonare i "suoi" bambini), quanto inutile (morire praticamente subito dopo).

Dopo 30 anni da pediatra, di fronte alla minaccia, alla morte, al "male", si è opposto con un gesto che non ha avuto alcun risultato.

Ecco. È per questo che mi ha colpito, la storia di Janusz Korczak. Perché dentro c'è un po' tutto il significato della medicina, dai tempi prima di Ippocrate fino ai giorni nostri e a quelli che verranno. Non riesco a dirlo in maniera meno smielata e retorica di così, perciò beccatevelo: c'è il pensiero che si oppone alla malattia e alla sofferenza. C'è il fatto di dire che sì, le cose stanno in un certo modo e che forse non ci si può fare niente ma che noi - comunque - non lo vogliamo accettare.

Un gesto spesso inutile, in una battaglia che non puoi vincere. Ma che comunque fai perché sì. Perché non ti sta bene. Perché non vuoi dargliela vinta. E fare il dottore, tante volte, è proprio questo.

Simone

PS

Questo post si riallaccia un po' a quelli sui dottori del passato che scrivevo tempo fa anche su altri blog:
Albert Schweitzer
Frank Netter 
Mary Hunt (che credo fosse un'infermiera, ma comunque è uguale).

30/06/09

Un saluto a un amico

Reno Bromuro l'ho conosciuto una decina di anni fa, anche qualcosa di più. Avevo pubblicato un libro a pagamento, qualcos'altro me l'ero stampato per conto mio, e andavo in giro per gallerie d'arte cercando di far conoscere un po' delle mie cose.

Una delle presentazioni di uno dei libri me l'ha fatta lui. Adesso non ricordo bene che cosa abbia detto: ricordo solo che erano cose che a 20 anni è bello sentirsi dire, e come ricordo direi che basti.

Poi il tempo come sempre cambia un sacco di cose: io ho smesso di scrivere per 6 o 7 anni. Reno faceva il poeta e lo scrittore, e con dei ragazzi portava avanti il teatro di una parrocchia. Roma però è enorme e caotica, e come lui stesso mi ha detto un giorno, per posta elettronica: magari ci si conosce e ci si stima a vicenda, senza incontrarsi mai.

E infatti non l'ho più rivisto, almeno non di persona. Continuavamo a sentirci: mi arrivavano regolarmente i suoi articoli sulla poesia, sapevo dei suoi libri e più di una volta ne ho parlato anche sul blog. Poi, qualche giorno fa, ho saputo che se ne era andato: la notizia l'ho ricevuta via email, come del resto è stato per tutti i nostri rapporti negli ultimi anni.

Oltre al grande dispiacere, devo dire che la cosa mi ha fatto molto riflettere. Ormai viviamo in un mondo di contatti digitali, in cui le conoscenze e le persone sono usa e getta. Ci conosciamo per mesi, anni, decenni pure. Poi uno se ne va, e gli altri vanno avanti a parlare d'altro, come se niente fosse.

E invece non mi andava che finisse così. Io e Reno eravamo amici, e un amico non si scorda e non si rimpiazza. Semplicemente, si saluta.

E allora ciao, Reno. Lo so che già stai troppo meglio, e pure io me la passo bene per cui non stare in pensiero.

Un abbraccio.

Simone

11/02/09

Le persone che hanno (quasi) cambiato il mondo: Robert Hooke, lo scienziato senza volto che scoprì un po' di tutto.

Tanti fisici e ingegneri vi diranno che Robert Hooke è famoso per essere l'autore della legge che porta il suo nome, che - da quel poco che mi ricordo - descrive qualche fenomeno noioso tipo il rapporto tra tensione e deformazione nei materiali.

Quello che quasi nessuno invece sa, a meno di non fare un complesso lavoro di ricerca su Internet (si tratta di scrivere Hooke e premere invio) è che questo scienziato è stanto anche scopritore - tra le varie cose - degli anelli di Newton, inventore del pendolo di Newton, praticamente co-scopritore della legge di gravitazione Universale (sempre di Newton) e ideatore di un attrezzo talmente inutile che è toccato aspettare 200 anni prima che qualcuno si decidesse a copiarglielo: la famosa (??) ruota di Savart.

Biografia ridotta:

Nato nel 1636 sull'isola di Wright, figlio del curato di Freshwater, Robert Hooke studiò un po' di tutto partendo dalla Meccanica fino ad arrivare all'Ottica, e dalla Geometria fino alla Fisica, in cui divenne effettivamente dottore solo nel 1691 (per consolare chi sta indietro con gli esami).

Membro della Royal Society fin dai primi anni della sua fondazione, ne divenne sovraintendente nel 1677. Nel corso dei suoi studi, Robert si applicò in un'infinità di progetti tra cui degli studi sulla pressione atmosferica (successivamente chiarì la distinzione tra pressione venosa e arteriosa) il perfezionamento dell'orologio meccanico (per chi ancora non guardava l'ora sul telefonino) la scoperta della cellula, l'invenzione di nuove soluzioni architettoniche, studi astronomici e Dio solo sa cos'altro, visto che poi quello che scopriva se lo freg... fungeva da ispirazione per gli altri.

Dopo una lunga disputa con Newton (lo avreste mai detto?) morì nel 1703 probabilmente a causa del diabete e di vari problemi cardiovascolari di cui aveva sofferto per anni.

Perché ha cambiato il mondo:


Per via dell'infinità di scoperte che gli vengono (più o meno ufficialmente) attribuite, è difficile indicare il settore specifico in cui il contributo di Robert Hooke è stato maggiormente importante.

Volendo comunque dare un senso a questo articolo, direi che il lavoro di questo grande studioso è stato importante non tanto per quello che ha scoperto in prima persona, ma per il contributo che ha dato al lavoro di altri scienziati che, più o meno onestamente, hanno preso spunto dalle sue ricerce in moltissimi campi.

In particolare (ok, era qui che volevo andare a parare) i suoi lavori con la microscopia sono strettamente collegati agli studi di Antoni van Leeuwenhoek, un mercante olandese poco istruito e dal nome impronunciabile che - per 50 anni - bersagliò la Royal Society con i resoconti delle proprie osservazioni al microscopio. In queste lettere, il signor Leeu... lasciamo perdere: il signor Antoni raccontava di strani animaletti che vivevano nell'acqua dello stagno vicino casa sua, o ancora descriveva delle bestioline buffe e tanto piccole da non poter essere osservate a occhio nudo, e che abitavano nella robaccia che si ritrovava tra i denti.

In qualità di sovraintendente dell'illustre società scientifica, Hooke confermò le osservazioni di Antoni van Comesiscrive, aprendo così la strada allo studio dei batteri e dei vari microorganismi. Studio che avrebbe avuto inizio quasi 200 anni dopo, perchè sul momento non gliene fregava niente a nessuno.

Curiosità:

Per spezzare una lancia a favore di Newton (o per sputtanare anche Hooke) all'epoca di questi due personaggi pare che Robert fosse tra gli incaricati a verificare le ricerce di altri scienziati che venivano presentate alla Royal Society. Ci sono insomma ancora vari dubbi su chi supervisionasse cosa e su chi fosse l'effettivo autore di tante leggi che oggi sono attribuite a questo o a quell'altro scienziato.

Il fatto poi che Robert fosse in rotta con Newton, e che quest'ultimo fu anche a capo della Royal Society, parrebbe anche essere una delle ragioni per cui ogni ritratto di Hooke è casualmente andato perso (l'immagine nel post era stata attribuita a lui, ma è probabilmente di qualcun altro) e che oggi nessuno conosca che aspetto avesse questo grande scienziato.

Se da tutta questa storia possiamo trarre un insegnamento, insomma, è che non è mai il caso di litigare e giungere ai ferri corti con persone particolarmente influenti.

Anche se questa non è certo una grande scoperta.

Simone

09/01/09

Le persone che hanno (quasi) cambiato il mondo: "Moldy" Mary Hunt, scopritrice di una... muffa!

Come promesso, eccovi finalmente una persona che, oltre ad avere (quasi) cambiato il mondo, appartiene anche al sesso femminile.

Moldy (sarebbe a direammuffita) Mary è la perfetta esemplificazione del ruolo in cui le donne sono state relegate fino a poco tempo fa per quanto riguarda le arti e le scienze: una posizione di secondo piano rispetto agli uomini che, alla fine, sembravano sempre essere quelli che avevano fatto e scoperto e risolto tutto da soli.

Adesso, questo non vuole essere un discorso femminista (anche perché sono proprio la persona sbagliata) ma per parlare di questa persona vi devo necessariamente dire che più che come una donna reale (i dati che ho trovato su di lei sono scarsissimi e anche discordanti) potete vederla come l'immagine di tutte quelle donne che si sono accontentate di ruoli umili e di secondo piano pur di raggiungere qualcosa di buono.

Biografia molto ridotta:

Io non sono sicuro che questa persona sia esistita davvero. O meglio, si parla di una Mary Hunt vissuta attorno al 1940 tra i collaboratori di Chain e Florey, i primi sperimentatori della penicillina scoperta da Alexander Fleming nel 1928, più di 10 anni prima.

Questa Mary avrebbe avuto il compito di cercare tra le infinite varietà di muffe che popolavano gli ortaggi sparsi per la regione (tradotto: andava in giro per mercati e campi) una muffa particolarmente adatta a produrre la penicillina, il primo antibiotico.

Qui le notizie si fanno vaghe: qualcuno vi dirà che Mary trovò effetivamente un melone ammuffito grazie a cui si arrivò a decuplicare la produzione del farmaco. Altri dicono che invece la vera scopritrice fu un'altra donna, una casalinga di cui si è perso il nome e che evidentemente non era abilissima a fare la spesa) visto che gli avevano rifilato una cosa andata a male).

Ancora: durante i primi utilizzi degli antibiotici, c'era bisogno di recuperare la penicillina data ai pazienti raccogliendo e facendo non so che operazione con le loro urine. Anche qui, sembrerebbe che a occuparsi di questa attività fossero altre persone... ma essendo una donna e facendo parte del gruppo di ricerca - secondo me (ripeto che da nessuna parte ho trovato informazioni più chiare) - il giro pipì sarà toccato più di una volta anche alla nostra Mary Hunt.

Come ha cambiato il mondo:

Se qualcuno non avesse perfettamente chiaro questo concetto, la penicillina è un antibiotico naturale che viene prodotto da determinate varietà di muffe.

Gli antibiotici servono a uccidere i batteri: vi fate un taglio, vi viene un'infezione mostruosamente aggressiva, vi prendete l'antibiotico e dopo un po' - forse - state meglio. Con stare meglio s'intende che probabilmente non morirete, e che magari non vi amputeranno nemmeno niente.

Il problema con la penicillina, ai suoi inizi, era che si trattava di un farmaco molto difficile da produrre. Dalle muffe che si avevano a disposizione ne veniva fuori talmente poca che, in genere, i malati morivano perché non si riusciva a produrne abbastanza, ed era importantissimo non sprecarla in alcun modo e recuperare tutta quella che veniva utilizzata.

Ed ecco allora la povera Moldy che se ne andava in giro carica di secchi pieni di... ehm... antibiotici usati da riciclare, e che si fermava a studiare attentamente qualsiasi ortaggio avariato, frutto marcio o schifezza umidiccia gli capitasse di incontrare lungo la strada.

Ma alla fine qualcosa l'ha trovata: una muffa che ricopriva un melone in una maniera così perfetta da lasciar ben sperare, e che si rivelò in grado di decuplicare la produzione di penicillina di allora. Stiamo ancora indietrissimo rispetto ai bisogni e agli usi odierni, ma era già un grosso passo avanti. E se oggi certe infezioni non ci spaventano più neanche un po' è proprio grazie a Muffa Mary e a tutte quelle persone - come dicevo, spesso donne - che non si sono schifate di restare in secondo piano e di sporcarsi anche un po' le mani, mentre gli uomini stavano lì a fare a gara a chi ce l'aveva più grosso (parlo del quoziente intellettivo, ovviamente).

Curiosità:

Se volete essere terrorizzati fino al più intimo baluardo del vostro essere (o quasi) continuate a leggere. Altrimenti, saltate queste ultime righe e fregatevene.

Ok, contenti voi: nel 1940 o giù di lì, anni dei primi utilizzi della penicillina, il 95% dei batteri era sensibile a essa e moriva entrandone in contatto.

Oggi, dopo soli 60 anni dalla scoperta di questo medicinale, il 95% dei batteri è diventato insensibile: se anche li immergete completamente in questo antibiotico, i nostri piccoli amici ci sguazzano come in una piscina e il risultato è che la cura gli fa una se... un massaggio.

È bastato veramente poco a quei bastardi dei batteri per sgamare il nostro trucchetto e mettersi ai ripari. Questa cosa potete chiamarla come selezione naturale, evoluzione, natura che ci odia o la classica e intramontabile sfiga globale dell'umanità.

La verità è che questa situazione è causata semplicemente dall'idiozia di certa gente, medici inclusi, che s'ingozza di antibiotici come fossero le M&M's al primo cenno di raffreddore, usandoli in modo inutile e sbagliato. Continuiamo di questo passo, e tra un altro po' non serviranno davvero più a niente.

E adesso non ve la prendete con me se siete diventati ipocondriaci e stanotte non riuscirete a dormire per paura dei batteri che vogliono annientarvi dal didentro. Io vi avevo avvisato che quest'ultima parte conveniva saltarla e comunque, consolatevi: oltre alla penicillina, ci sono tanti altri antibiotici ancora perfettamente efficaci...

Almeno finché i batteri assassini non troveranno il modo di fregare anche quelli.

Simone

04/12/08

Le persone che hanno (quasi) cambiato il mondo: Robert Capa, fotoreporter di guerra.

Sembra quasi una costante: i grandi uomini sono sempre perseguitati da una grande sfiga. O forse è solo una considerazione stupida, perché in realtà la sfortuna ci perseguita sempre tutti ma ogni tanto c'è qualcuno che riesce a realizzare un progetto importante nonostante il fato provi con tutto l'impegno a spezzargli le gambe.

Insomma l'uomo che ha quasi cambiato il mondo di questa volta è Robert Capa (e vi giuro che la prossima volta parlerò di una donna!) Il fatto che il 99,99% delle persone non sappiano neanche chi sia questa persona non deve stupirvi: è un fotografo, e in fotografia raramente il nome di un autore sopravvive alle sue immagini. Dopo questa considerazione superflua, direi che possiamo partire:

Biografia molto ridotta:

Nato a Budapest nel 1913, Endre Ernő Friedmann decise ben presto di cambiare il suo nome che nessuno sapeva pronunciare nel ben più ricordabile (ma comunque sconosciuto ai più) Robert Capa.

Senza scendere nei dettagli della sua vita privata, il buon Robert voleva inizialmente diventare uno scrittore, ma poi per fortuna decise che preferiva fare il fotografo. Perseguitato dal Nazismo scappò in Francia, dopo di che girò il mondo fotografando prima la Guerra Civile Spagnola (in cui gran parte delle immagini furono considerate perse fino agli anni '90) e poi lo sbarco in Normandia durante la Seconda Guerra Mondiale (in cui gran parte delle immagini andarono perse per sempre).

Forse non è chiaro, per cui lo ripeto. Robert Capa partecipò allo sbarco in Normandia, e invece del fucile in mezzo alla gente che si massacrava con bombe, baionette ed archibugi (non sono esperto di armi) lui aveva la macchina fotografica. E poi qualcuno sbagliò lo sviluppo e distrusse quasi tutti i rullini.

Nel 1954, Capa andò a fotografare la guerra in Indocina. Anche in questo caso non riuscì a tornare a casa con tante foto, perché morì ucciso da una mina antiuomo.

Come ha cambiato il mondo:

A parte le sue foto di guerra che poi raramente riusciva a portare a casa, Robert Capa fu, assieme ad altri fotografi del calibro di Henri Cartier-Bresson, uno dei fondatori della Magnun Photos. Se non fosse chiaro, con Capa e Bresson è nato il fotogiornalismo e la consuetudine di raccontare le notizie attraverso le immagini.

Queste persone hanno costruito il mondo moderno fatto di TG, giornali e immagini che vi raccontano mille cose in un singolo istante, e il bello è che quasi nessuno sa nemmeno chi cazzo sono. Capita.

Curiosità:

Come già detto, Robert Capa partecipò allo sbarco in Normandia in qualità di fotografo. Dopo che il giornale per cui lavorava sbagliò lo sviluppo rovinando la maggior parte dei rullini, di 106 fotografie ne rimasero solo una dozzina scarsa. La rivista Life pubblicò queste foto, dicendo tra l'altro che erano leggermente fuori fuoco perché Capa era così scarso che, in mezzo a decine di migliaia di persone che si massacravano con budella lanciate per aria e cannonate che esplodevano da tutte le parti, gli tremavano leggermente le mani.

Robert Capa non commentò mai la perdita delle sue immagini ad opera dei suoi colleghi meravigliosamente professionali. In seguito, intitolò il libro sulla sua esperienza nella Seconda Guerra Mondiale come: Slightly out of focus (leggermente fuori fuoco, appunto).

Tutto questo dovrebbe insegnarvi che, se vi capita di fotografare un evento che ha cambiato la storia, è meglio non affidare subito tutte le immagini a qualche idiota che poi ve le distrugge.

Ora che c'è il digitale, fatevi almeno un CD di backup.

Simone

31/10/08

Le persone che hanno (quasi) cambiato il mondo: Frank Henry Netter, medico e artista.

Scommetto quello che volete che, se non avete una laurea in una qualunque disciplina medico-sanitaria, non avete mai sentito nominare questa persona in vita vostra.

Eppure, se qualcuno vi ha rimesso a posto il tunnel carpale che vi siete sbriciolati a forza di cliccare su chissà cosa su Internet, o se riuscite nuovamente a camminare dopo l'incidente che vi ha atomizzato l'articolazione del ginocchio, probabilmente dovete ringraziare anche questa persona.

È quasi certo, infatti, che il chirurgo che vi ha aperti e (se leggete questo post) richiusi con successo abbia studiato sulle tavole anatomiche disegnate da questa persona.

Biografia molto ridotta:

Nato a New York il 25 Aprile 1906, Frank Netter si appassionò fin da giovane all'arte e al disegno. Dopo essersi diplomato in un'importante accademia nazionale (ovviamente Americana) e dopo aver iniziato già con successo una carriera da illustratore, la famiglia del dottor Netter lo convinse a intraprendere gli studi di Medicina, visto che fare l'artista non era poi una cosa che stava tanto bene.

Divenuto dottore, Frank si ritrovò a fare il medico nel bel mezzo della recessione, e si rese presto conto di una realtà del resto estremamente evidente anche ai giorni nostri: dopo esserti fatto un mazzo così all'università, magari ti ritrovi a guadagnare due soldi o addirittura a essere disoccupato.

La necessità di dover pagare affitto e, di tanto in tanto, anche qualche pasto, portò il dottor Netter a riprendere la sua attività di disegnatore, illustrando i prodotti di alcune industrie farmaceutiche. Il successo di queste illustrazioni spinse il dottor Netter a realizzarne molte altre, al punto che continuò a disegnare praticamente fino alla morte, avvenuta nel 1991.

Come ha cambiato il mondo:

Grazie alla fusione di passione per il disegno e conoscenze in ambito medico, Frank Netter realizzò migliaia di tavole anatomiche che illustrano il corpo umano fin nei suoi microscopici dettagli.

Se mai supererò l'esame di anatomia, lo dovrò grazie all'Atlante realizzato da questo medico e dai suoi disegni in cui si riesce addirittura a raccapezzare qualcosa in mezzo all'orrendo groviglio di muscoli, nervi, vene, legamenti, ossa e tendini che compongono il corpo umano.

E lo stesso vale per tantissimi altri medici che operano e lavorano tutti i giorni: se i pazienti che uccidono per sbaglio credendo che la cosa da tagliare X si trovi invece al posto della cosa da non tagliare assolutamente Y (dentro di noi è pieno di cose da non tagliare, sapete?) sono in fondo una minoranza, lo dobbiamo anche al lavoro dettagliatissimo del dottor Netter.

Curiosità:

Come si vede chiaramente dalla foto, uno dei più importanti medici di sempre fumava il sigaro all'età di 80 anni suonati. E m'immagino quando la cicca gli cadeva sul disegno, rovinando tutto ^^.

Su Internet ho letto che, per uno dei primi lavori, Frank aveva chiesto 1500 dollari per un insieme di 5 tavole. Il direttore dell'industria farmaceutica che aveva richiesto il lavoro capì male, e pagò effettivamente 1500 x 5 = 7500 dollari per lo stesso lavoro. Qualcuno gli avrebbe fatto notare l'errore... ma evidentemente non il dottor Netter, con tutti i guai che c'aveva.

E sinceramente nemmeno io.

Simone

15/10/08

Le persone che hanno (quasi) cambiato il mondo: Gregor Johan Mendel.

Il personaggio in questione è il padre della genetica moderna, e come introduzione direi che abbiamo già detto abbastanza ^^.

Biografia molto ridotta:

Nato a Heizendorf, in Austria, il 20 Luglio 1822, il dottor Mendel studiò inizialmente apicultura. Nel 1847 prese i voti di sacerdote presso l'abbazia di Brünn e proseguì in seguito i suoi studi di Fisica, Matematica e Biologia presso l'università di Vienna.

Tornato nella sua abbazia come professore, e in seguito Abate, Gregor Mendel intraprese una personale ricerca scientifica che lo portò a formulare le famose leggi dell'ereditarietà poste alla base della genetica moderna.

Tanto per fare una cosa nuova, il valore dei suoi studi non fu riconosciuto se non dopo la sua morte, avvenuta il 6 Gennaio 1884 per un problema renale.

Come ha cambiato il mondo:

Così su due piedi si direbbe che il povero Gregor il mondo non lo abbia affatto cambiato, visto che le sue scoperte non se l'è filate nessuno almeno fino a quando non sono divenute inconfutabili.

Se però vogliamo dare valore al fatto che le leggi della genetica portano il suo nome (almeno alcune di esse) si può dire che il lavoro di questa persona ha dato in ogni caso l'avvio a tutta una serie di ragionamenti e scoperte scientifiche che hanno oggi più che mai un'importanza enorme.

Alle scoperte di questo Abate Austriaco si devono, in linea di massima, cose del tipo:

- Riconoscimento dell'origine di molte malattie (quelle genetiche, ovviamente).

- Ingegneria genetica e possibile cura, in futuro, di varie patologie anche gravissime.

- Realizzazione di medicinali più sicuri e tollerabili dall'essere umano (uno tra tutti l'insulina, un tempo ricavata dagli animali e adesso creata tramite procedure di ingegneria genetica).

- Clonazione e manipolazione di ogni forma di vita, con risultati che potrebbero portare alla nascita di una nuova umanità... o al suo definitivo annientamento. Ma che ci volete fare: nessuno è perfetto.

Curiosità:

Mendel è un prete che ha inventato l'ingegneria genetica, e che è stato per questo osteggiato dagli scenziati che preferivano sostenere le loro vecchie ipotesi dogmatiche. E se non vi fa riflettere questa cosa, non vedo che cosa cappero scrivo questi post a fare ^^.

L'abate-scienziato interruppe definitivamente le sue ricerché per il semplice fatto che aveva altro da fare.

Prima di Mendel non è che la gente fosse stupida: già s'era capito che da genitori biondi probabilmente sarebbe nato un figlio biondo e cose del genere, soltanto non si capiva bene come. La teoria più accreditata era la cosiddetta pangenesi, proposta da Darwin. Secondo Darwin ogni cellula dell'organismo trasmetteva una sorta di microcellula (detta gemmula) all'organismo figlio, così da trasportare con sé anche i tratti che la contraddistinguevano. Se non fosse di per sé già evidente, chiarisco che tutta questa storia della Pangenesi è ormai classificata dalla scienza moderna come boiata colossale.

L'Abate che succedette a Gregor prese i suoi scritti e li gettò nel fuoco perché evidentemente non li considerava di grosso valore o addirittura li riteneva degni di essere distrutti. Magari c'erano dentro solo altri esperimenti poco riusciti, o magari contenevano qualche altra grande scoperta che in questo modo è andata persa per sempre.

Questo non lo sapremo mai. Di sicuro, se trovate dei fogli scarabocchiati appartenuti a un famoso scienziato scopritore di teorie rivoluzionare, prima di darli alle fiamme cercate di capire di cosa parlano oppure fate almeno come faccio io:

Metteteci sopra il vostro nome.

Simone

E già che ci siamo:


Qualche tempo fa ho pubblicato un ebook con un mio racconto che (spero) chiarisce il mio punto di vista sull'ingegneria genetica, e se anche non dovesse chiarire un tubo spero che lo troverete comunque divertente.

Lo trovate qui

06/10/08

Ho conosciuto un poeta.

E non è uno scherzo, si tratta di un poeta vero!

Lo so che state pensando, adesso: sì, oggi sono tutti capaci a fare i poeti. Scrivono 3-4 frasette ridicole, le mettono sul primo sito che capita e poi stanno lì a farsi i complimenti a vicenda.

Sì, è vero, c'è tanta gente che fa così... come del resto ho fatto io per 2 anni e passa prima di capire che uno scrittore che parla di scrittura è come un cuoco che ti racconta le sue migliori ricette: va bene, sì, tutto buono e tutto bello. Ma quand'è che se magna?!

Ma di che stavo parlando? Ah sì, del poeta. Del mio amico poeta oserei dire, perché l'ho incontrato più volte di persona e mi scrive anche per e-mail e tutto il resto. Insomma, non sono uno che millanta conoscenze famose, io! Come dicevo, questo è un poeta per davvero: è uno di quelli che quando ti dice una cosa stai lì ad ascoltare perché usa sempre qualche parola o qualche espressione che ti colpisce. Quando parla lui è una cosa importante: sta pur sempre parlando un poeta!

E insomma, ok: ho conosciuto questo tizio qui, e allora? Non è che ogni persona che incontro, adesso prendo e gli dedico un post, o no? (Be', vi consiglio di stare comunque attenti a quello che mi raccontate in futuro ^^). Il fatto è che questo amico mi ha chiesto di parlare del suo libro. Anzi di un suo libro, perché è un poeta davvero speciale: oltre a scrivere poesie riesce anche a trovare chi gliele pubblica, e mentre io sto sempre a piangere per la fantascienza che non piace e non tira lui non si lamenta mai e pubblica addirittura poesia che è molto, molto, molto molto più difficile di qualsiasi altro genere di parola scritta vi venga in mente.

Il fatto è che io non parlo più di libri. Ho cambiato vita, lavoro, studi, blog, interessi e mi sa tra poco anche casa. Devo pensare ai miei romanzi, ma di stare lì a ricamare e ricamare sul crudele mondo editoriale non mi passa più nemmeno per l'anticamera del cervello. E per questo gli ho detto di no, a questo amico, e come amico lui mi ha fatto i migliori auguri del mondo e non se l'è presa neanche un po'.

E vabbe'. Fine del post.

Anzi no, perché c'è un'altra cosa da dire: questo poeta di cui vi ho parlato stava per pubblicare questo libro di cui mi ha chiesto di parlarvi e di cui gli avevo detto di no, quando gli si è presentata l'occasione di presentare un secondo libro. Non so se è chiaro: due libri di poesie pubblicati allo stesso tempo, in un mondo in cui un libro di poesia all'anno per tutti i poeti che ci sono è già grasso che cola. E lui può pubblicare due libri insieme, ci pensate? Un'occasione enorme, no?

E il mio amico poeta ha detto di no.

Come faceva a seguire due libri uno in fila all'altro? Come faceva a presentare due cose contemporaneamente? Come faceva a convincere la gente a comprarlo due volte nell'arco di uno o due mesi? Il rischio era di perdere qualcosa per strada. Il rischio era che, dopo tanta fatica, le sue poesie sì uscissero ma per poi sparire in fretta in mezzo a un mare di libri in cui uno in più è già troppo, figuriamoci due.

Insomma, in mezzo a tanta gente che si scannerebbe per pubblicare nemmeno un libro, ma un mezzo raccontino in un'antologia stampata in tante copie quante sono i parenti degli autori (tipologia editoriale molto in voga ^^) ho conosciuto una persona che ha tanto da dire, ma che se non pubblica come dice lui preferisce lasciar perdere e aspettare. Ho conosciuto uno come me, mi piacerebbe dire, ma non so davvero se ne sono all'altezza.

Per il momento mi accontento di dire che sì: ho conosciuto un poeta.

Simone

P.S.

Il post è dedicato ovviamente a Fabio, ma quello che ho detto per lui vale allo stesso tempo per tutti quelli che quando scrivono ci credono ancora e non accettano compromessi.

E il libro di Fabio lo trovate qui.

18/09/08

Le persone che hanno (quasi) cambiato il mondo: Joseph Nicéphore Niépce (inventore della fotografia).

A dirla tutta, l'invenzione della fotografia è attribuibile al lavoro oltre che di Niépce anche alle invenzioni di un tale Daguerre e di un certo Talbot.

Ho però scelto di parlarvi di questo tizio qui invece degli altri due lì, per il semplice fatto che fu il primo a realizzare un'immagine che potremmo definire come fotografia (un paesaggio sgranato e irriconoscibile, probabilmente dal balcone di casa sua) e poi perché di scrivere tre articoli per dire la stessa cosa, sinceramente, non mi andava.

Biografia molto ridotta:

Nato in Francia nel 1765, Joseph Nicéphore Niépce era appassionato di Fisica e Chimica. Stava quasi per farsi prete, ma poi ci ripensò preferendo unirsi alle forze rivoluzionarie (vi ricordo che siamo nel periodo della Rivoluzione Francese).

Trasferitosi a Nizza qualche anno dopo, iniziò ad appassionarsi di invenzioni assieme al fratello Claude (di cui però stranamente non si fa mai il nome da nessuna parte!). Tra motori a scoppio, primitive biciclette e altre cose chimiche, nel 1827 arriva a realizzare la prima immagine fotografica vera e propria in grado di rimanere impressa indefinitamente su un supporto fisso. La resa era soddisfacente, ma il tempo di esposizione che si aggirava attorno ai cinque giorni rendeva i ritratti piuttosto noiosi.

Entrato in società con Daguerre nel 1930, Nichéphore morì improvvisamente nel 1933 quando purtroppo nessuna delle sue invenzioni aveva ancora ricevuto il giusto riconoscimento pubblico.

Come ha cambiato il mondo:


Joseph Nicéphore Niépce non ha cambiato il mondo direttamente, ma ha aiutato a realizzare uno strumento che, nella sua evoluzione, ha portato alla società moderna e al mondo in cui viviamo. Nel bene o nel male, insomma, la fotografia ha portato a:

- Nascita del reportage con Henry Cartier Bresson e compagnia. Se oggi vedete le immagini di qualsiasi cosa accada nel mondo, è anche un po' colpa di questi tizi qui.

- Nascita della denuncia sociale. Che poi è un reportage pure questo, ma mi andava di dividere le cose.

- Nascita del racconto tramite immagini fotografiche, e successivo sviluppo del cinema.

- Ovviamente, il passo successivo fu la televisione... che annullando qualsiasi vantaggio sociale precedentemente portato dalla fotografia ha ristabilito l'equilibro dell'Universo.

- Dopo noiosi e poco dettagliati dipindi e statue di natura più o meno esplicitamente erotica, le foto di donnine in situazioni particolari diedero il via alla pornografia moderna, finalmente sfociata nell'invenzione di Internet e infine del mio blog.

Curiosità:

Pur essendo una conseguenza molto lontana del lavoro di Joseph Nicéphore Niépce, la fotografia ha portato inoltre allo sviluppo di tutte quelle scienze correlate alla paura di molti uomini di non essere all'altezza della situazione (non fatemi scrivere certe cose che poi sul blog chissà chi arriva!) dopo aver visto qualche attore particolarmente dotato.

In particolare, a questo si devono la nascita della chirurgia andrologica, le pilloline che vi spammano via email, la sessuologia con cui vogliono convincervi che non ce l'avete voi troppo piccolo ma gli altri troppo grosso nonché i macchinoni da centinaia di migliaia di euro e i SUV.

Per la cronaca, il sottoscritto possedeva una smart.

Simone

08/09/08

Le persone che hanno (quasi) cambiato il mondo: Albert Einstein.

Questo che avete davanti agli occhi è il primo di una serie di articoli che ho deciso di dedicare ai personaggi del passato che durante la loro vita hanno fatto, inventato, costruito, acquistato o comunque realizzato qualcosa che ha avuto delle ripercussioni importanti sulle persone che sono vissute dopo di loro.

In sostanza, la gente di cui parlerò ha effettivamente cambiato il mondo (non necessariamente in maniera positiva, però ^^) e ci sono ottime probabilità che la vita odierna di tutti noi sia stata in qualche modo influenzata dall'operato di questi personaggi.

Inauguriamo allora questa sezione del blog con il personaggio che forse più di tutti al mondo viene associato al genio, all'intelligenza e all'innovazione: il professor Albert Einstein.

Biografia molto ridotta:

Nato in Germania nel 1879, come tutti ben sapranno il giovane Albert non si distinse particolarmente negli studi. Per qualche motivo che sfugge alla ragione si appassionò in seguito alla matematica, e nel 1895 decise di iscriversi al politecnico di Zurigo... dove entrò però nel 1896 perché l'hanno prima lo avevano segato al test di ammissione. E non so voi, ma a me questa cosa consola tantissimo ^^.

Einstein terminò gli studi nel 1906. Nel 1915 propose la sua teoria della Relatività Generale (non so perché l'ho scritto maiuscolo, ma mi sembra una cosa importante) e nel 1921 vinse il premio Nobel per la Fisica.

Durante il Nazismo, Albert Einstein lasciò la Germania per lavorare in America, dove nel 1950 propose una sua teoria volta a unificare le leggi che regolano le forze fondamentali della Fisica (cosa incredibilmente eccezionale, se posso dire la mia!) che poi però si rivelò inesatta (eh vabbe'... era sempre una buona idea ^^).

Albert Einstein morì a Princeton nel 1955, per cause e motivi non meglio specificati all'interno del materiale a mia disposizione (ho cercato Einstein su Google, ovviamente).

Come ha cambiato il mondo:

Fermo restando che, senza nulla togliere al valore di questo premio quando lo vincerò io (vi sarete accorti che ormai ho alzato il tiro ^^) aver ricevuto un Nobel non è una condizione né necessaria e né meno che mai sufficiente al fatto di aver cambiato il mondo, i risultati ottenuti da Albert Einstein nel campo della ricerca hanno effettivamente avuto enormi ripercussioni sul mondo di oggi.

Pacifista convinto, Einstein fu uno dei più convinti sostenitori della progettazione di una bomba atomica (?!) e successivamente uno dei suoi più convinti contestatori... ma ormai il danno era fatto.

A parte questo lieve contributo alla distruzione della Terra (un modo come un altro di cambiare il mondo, no?) con Albert Einstein è nata effettivamente la fisica moderna al punto che il suo apporto a questa scienza è spesso paragonato a quello di Newton. Però a capire che una mela che cade finisce per terra ero capace pure io, mentre a vedere che velocità, tempo e massa di un corpo sono correlate magari ero sempre capace... ma spiegarlo agli altri per mezzo di formule sarebbe diventato un problema.

Curiosità:

Il fatto che Einstein andasse male a scuola è una bella consolazione per tutti quelli come me che sperano che ci sia sempre tempo per potersi riscattare da qualsiasi fallimento. Il fatto che però sempre Einstein vinse il Nobel per una cosa che aveva scritto a 26 anni mi fa pensare che il tempo per riscattarsi non sia poi necessariamente infinito. Passati i 30 non dico che si debbano cambiare le leggi della Fisica (cosa tra l'altro che indicherebbe una certa mancanza di fantasia, non trovate?) però qualcosa bisognerebbe comunque provare a combinarla.

Albert Einstein divenne famoso in giovane età, eppure tutte le sue fotografie lo raffigurano come un signore attempato con tutti i capelli bianchi.

Il Nobel gli venne attribuito non per la sua teoria sulla relatività generale, ristretta o quello che è, ma per un articoletto che scrisse nel 1905 da cui derivava la nota espressione E = Mc2, col due che è un elevamento a potenza ma sul blog non so come si scrive.

L'articolo in questione contiene passaggi del tipo:


La teoria della relatività ristretta, invece, dice qualcosa del genere:


Mi pare scontato che il 99,99% della popolazione (inclusi gli ingegneri, vi assicuro!) non capisca una mazza dell'una e dell'altra cosa, per cui proporrei di rinominare entrambe col titolo di insieme di formule incomprensibili e giudicare la semplice lettura di questo mio articolo come conoscenza approfondita della Fisica moderna.

Lo 0,01% della popolazione avrà anche da ridire (quelli laureati in Fisica) ma siamo in Democrazia, per cui tanto peggio per loro.

Simone