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17/09/09

Le piccole cose, che ci rovinano la vita.

Nella vita di tutti i giorni dobbiamo affrontare problemi insormontabili, grosse magagne, semplici formalità o anche - e questo è l'argomento del post - tantissimi fastidi tanto microscopici quanto intollerabili.

Insomma, le cose davvero piccole ma che, giorno dopo giorno, ci logorano senza pietà come la classica goccia che scava grotte e caverne fino a erodere interi continenti (o qualcosa del genere).

Le cose piccole che ci rovinano la vita:

- Il nastro adesivo, che quando vai a staccarlo si rompe a metà e viene via una striscia sottile da una parte mentre il resto rimane attaccato al rotolo.

Soluzione: usate la colla, comprate il porta-scotch con taglierino incorporato, o scagliate semplicemente il rotolo dalla finestra.

- La spillatrice che quando la usate non ci sono mai le spilline dentro.

Soluzione: imprecate ad alta voce contro l'ultimo che l'ha usata. Funziona sempre... anche se poi, di solito, siete stati voi.

- Le cose che avete sempre sotto gli occhi, ma che quando vi servono non trovate mai. Per dire, la copertina del il mondo quasi nuovo non l'ho più fatta perché non so dov'è finito il mappamondo in miniatura che ho avuto sulla scrivania per 10 anni.

Soluzione: non guardate le cose che per il momento non vi servono, oppure tenete tutto ciò che possedete in un grosso scatolone. Il problema è che poi non troverete più nemmeno quello.

- La roba surgelata che sta nel forno per ore ma resta sempre cruda.

Soluzione:
dimenticatevene per 5 minuti... e adesso la troverete bruciata.

- La cosa che avete appena comprato ma poi il giorno dopo esce il modello nuovo, e quello che avete voi adesso è una merda.

Soluzione: non comprate mai più nulla.

- I semafori sincronizzati male che li prendete tutti rossi, anche alle 2 di notte quando non gira nessuno.

Soluzione: andate in bicicletta alle 2 di notte per strada, così potrete passare col rosso senza che vi facciano la multa. Peccato che immediatamente dopo morirete.

- Il mouse senza fili che si scarica proprio quando vi serve ed è domenica notte e non vendono le pile da nessuna parte.

Soluzione: buttate quello senza fili e comprate un mouse normale, che tra l'altro costa meno delle batterie... e comunque, perdonatemi: ma davvero pensavate che si sarebbe scaricato quando non vi serviva?

Infine, per chiudere con una cosa che davvero rischia di rovinarvi la vita per sempre:

- Quando non c'è l'ascensore, fate tutte le scale e alla fine vi accorgete di esservi scordati qualcosa in macchina.

Soluzione: mandateci qualcun altro, comprate tutto doppio, chiedete al condominio di acquistare dei jetpack oppure fate semplicemente a meno di quello che vi siete dimenticati.

E se erano le chiavi di casa, potete sempre dormire sullo zerbino.

Simone

22/06/09

I problemi che non sapevate di avere: il libro/film/disco/gioco che dicono tutti che è bello, ma che quando lo compri invece fa schifo.

Ricordo quando si è iniziato a parlare della seconda trilogia di Star Wars: io avrò avuto - non so - una ventina d'anni, e m'immaginavo Spielberg che portava i nuovi film all'umanità scendendo attraverso le nubi avvolto in un fascio di luce, con solo un drappo svolazzante che gli copriva a malapena le parti intime. Alla fine non dico che i nuovi episodi fossero brutti, e anzi, no: erano stupendissimi (metti che Spielberg voleva comprarsi i diritti per qualche mio libro, ma poi si offende e ci ripensa?) Però ecco forse i primi erano un po' differenti, e io mi aspettavo più qualcosa sul vecchio stile.

Stessa cosa è accaduta con tanti videogiochi che ho aspettato per anni: siti e riviste predicevano un impatto sociale pari a quello della penicillina, ma invece mi hanno solo impattato le palle dopo 10 minuti che ci giocavo e 60 euro che mi hanno fatto sganciare.

Ancora, ho tremato per mesi nella struggente attesa di un fumetto giapponese che doveva essere il seguito del seguito del seguito del miglior fumetto mai disegnato da cui fosse stato possibile trarre un seguito, e che è stato possibile tradurre in italiano solo dopo aver convinto l'autore ad accettare il mutilante passaggio ai caratteri occidentali. E alla fine mi sono ritrovato a leggere la triste storia di una ragazza che, poverina, veniva presa in giro da tutti perché soffriva di meteorismo.

Questi sono solo degli esempi, ma si potrebbe dire che ogni oggetto di qualunque genere che venga prodotto per essere venduto è ormai accompagnato da campagne di marketing che lo reclamizzano come la cosa migliore che possa mai essere creata dall'essere umano... a parte ovviamente quando uscirà il seguito o il modello successivo, che sarà molto meglio riducendo il precedente a una robaccia da buttare.

Ancora peggio è leggere recensioni, giudizi e opinioni positive un po' ovunque, per scoprire poi che era tutto frutto di un malvagio complotto alle spalle dei consumatori e che la roba di cui si parlava tanto bene - semplicemente - ci causa lo stesso problema che aveva la ragazza nel fumetto di prima.

La cosa ancora più incredibile, poi, è che tante volte il giudizio di assoluta imperdibilità arriva non solo da critici corrotti o agenti di marketing senza scrupoli (che in fin dei conti lo fanno per lo meno con uno scopo) ma anche da gente che magari il film se l'è visto, ha giocato il gioco o letto il fumetto e - invece di rendersi conto che in effetti era una boiata totale - continua a credere più alla pubblicità che al proprio cervello e ve lo consiglia con termini tipo: capolavoro, da paura o - giudizio che indica il top del top di qualsiasi opera d'arte - sta proprio fori cor botto!

E allora, non vi sentite anche voi oppressi da questa realtà? Non pensate che non valga più la pena di vivere in questo modo, e che sia necessario fare qualcosa per cambiare le cose? Sì, no... be', in effetti non me ne frega niente nemmeno a me, ma ormai non è che posso chiudere il post a metà, per cui:

Quasi soluzioni:

Smettetela di basare i vostri acquisti sulla pubblicità: in alternativa, potreste pensare di acquistare cose che - se mai fosse possibile - vi interessano davvero.

Rendetevi conto: avete 38 anni e vedete solo film con parti realizzate in computer grafica, comprate videogiochi dei Pokemon e leggete libri che trovate nel settore bambini, magari sotto al cartello 6-14 anni. Se non vi piacciono, forse non è perché vi hanno dato una fregatura: magari state semplicemente migliorando.

Imparate a capire i giornalisti: che sia politica, economia o che si tratti di semplici recensioni, quello che leggete va comunque interpretato. L'interpretazione è che nessuno ha voglia di leggersi il libro, vedersi il film o giocarsi il gioco per davvero (provate voi a finire un videogioco brutto che dura 40 ore, se ci riuscite!) per cui copincollare un comunicato stampa è il modo migliore per togliersi il lavoro dalle palle senza litigare con chi ve l'ha mandato.

È altresì ovvio, poi, che i comunicati stampa siano entusiastici e che la gente parli bene di quello che sta cercando di vendere... a parte solo il mio editore, quando presenta me.

Tagliate i ponti con i vostri amici: certa gente non è in grado di discernere la realtà, e allora che li frequentate a fare? Io per dire regalo sempre una copia della Sindrome di Reinegarth alle persone che ho appena conosciuto. E se mi dicono che gli è piaciuto, li mando a cagare.

Diventate degli autori: visto che è facile fare pubblicità e diventare ricchi scrivendo cavolate, fatelo anche voi e chissene frega. E in effetti è proprio quello che ho fatto anche io: ho detto ai miei amici e ai miei genitori che il mio libro era fichissimo, qualcuno di loro se l'è pure comprato e mia madre l'ha addirittura letto.

La recensione negativa che trovate su IBS, temo proprio che l'abbia scritta lei.

Simone

13/02/09

I problemi che non sapevate di avere: il presentatore del quiz televisivo che ci mette mezz'ora a dirvi se la risposta è giusta o sbagliata.

Lo so che ci sono problemi ben peggiori nella vita. Però che senso ha provare ad affrontare delle sfide grandi e memorabili quando non abbiamo più nemmeno la capacità di pretendere dei progammi televisivi che non ci facciano venire l'esaurimento nervoso?

La situazione già la conoscerete tutti, ma ve la riassumo per evitare equivoci:

Studio televisivo di un programma a quiz qualunque: un po' di donnine col culo di fuori tanto per aumentare l'audience, un concorrente che sta a metà tra il vincere un miliardo o tra tornarsene a casa senza un cavolo di niente, e un presentatore che per accontentare gli sponsor o la regia o entrambi deve tirare la cosa il più a lungo possibile.

«Qanto fa due alla terza?» ripete il conduttore per la centomilesima volta. «Le risposte possibili sono: un milione, otto, rosso e infinito». Tra l'altro, avete mai notato come le domande a carattere scientifico sono sempre a livelli idioti mentre quelle di cultura generale sono impossibili?

Il concorrente è sudato, nervoso, teso, stanco, spaventato e anche - devo dire - un pelino ansioso.

«Credo che faccia rosso» dice, cercando di usare un tono simpatico come se tanto a lui un miliardo in più o in meno non gli cambia niente.

«Sei sicuro?»

«Uhmm» il concorrente non è sicuro (per lo meno!) però si butta. «Sì, sono sicuro».

«Sei sicuro sicuro

«Oh, vaffanculo! T'ho detto di sì».

Magari lo dicesse! E invece la storia va avanti per venti minuti, fino a quando finalmente la risposta è stata data, confermata e firmata col sangue e al presentatore non resta che dirci se il beota in questione ha vinto le centinaia di migliaia di euro del premio o (come se non si fosse capito) se ne andrà a casa a farsi prendere per il culo da amici e parenti per l'eternità. Non sapeva fare le potenze, scriveranno sul suo epitaffio, e per questo è morto povero.

Ma invece non è così. Le luci dello studio si abbassano, parte una musica angosciante (un accordo di 13 note ripetuto a oltranza) e il tizio che presenta inizia con una lagna che non finisce più.

«Tra poco (pausa inutile) il nostro concorrente (pausa noiosa) scoprirà (pausa lunga) se la sua risposta (pausa fastidiosa) è quella giusta (aripausa) oppure (oddio basta pause!) se purtroppo (guarda che ora cambio) dovrà uscire (basta!) dalla casa del Grande Fratello». E ok: non lo fanno solo i quiz televisivi, purtroppo.

E poi, proprio sul più bello, quando pareva che il tedio fosse oramai giunto al termine, il conduttore si rivolge alla telecamera con un sorriso fin troppo anticipatorio, e annuncia:

«Ma ve lo diremo dopo la pubblicità

A questo punto normalmente io li mando a fanculo, cambio canale, e inizio ad annoiarmi con le pause di un altro programma. La cosa peggiore, è che non saprò mai quanto faceva due alla terza.

Quasi soluzioni:

Visto che questa volta sono andato troppo per le lunghe, con le soluzioni andiamo un po' di corsa:

1) Registrate le puntate, e guardatele mandandole avanti veloce. Scoprirete che le pause sono ancora piuttosto pesanti, ma più sostenibili.

2) Durante la pausa prendete la macchina, guidate fino a Cinecittà (fate in tempo anche se abitate dalle parti di Firenze o a Napoli) parcheggiate, prendete il pass, trovate lo studio dove girano il programma, prendetevi un caffé che tanto avete tempo, fumatevi pure una sigaretta con calma, entrate, trovate posto, toglietevi la giacca e sistematela con cura accanto a voi e poi gridate con tutta la voce che avete in gola la risposta esatta mentre il concorrente si sta giocando cinquecentomila euro. Sono proprio curioso di sapere che cosa vi dicono.

3) Se vi abituate a prendere bene i tempi, potete cambiare canale al momento giusto e seguire 3 quiz televisivi e un reality in contemporanea senza perdere un singolo istante. Il problema, qui, è che impazzirete.

4) Non guardare più stupidi programmi televisivi lenti e noiosi. Che del resto è la soluzione più ovvia...

Ma adesso, con tutto il tempo libero che vi avanza, che cavolo ci fate?

Simone

26/01/09

Le soluzioni ai problemi che non sapevate di avere: i venditori dei call center che vi chiamano 10 volte al giorno e poi vi maltrattano pure.

Adesso non ditemi che non è successo anche a voi:

Siete in ufficio a lavorare, o a studiare, o come è più probabile a farvi i cazzi degli altri su Facebook, quando qualcosa v'interrompe:

«Drin drin» fa il telefono. «Salve, sono persona ignota della compagnia X. Posso parlare con il titolare?»

Come sempre, hanno scambiato il mio studio di 3 persone e un numero fisso che non viene utilizzato praticamente mai (tanto i numeri ce li ho memorizzati tutti sul cellulare) per una mega compagnia da migliaia di dipendenti e miliardi di euro in bollette telefoniche.

Sarebbe da mettere direttamente giù la cornetta, ma visto che poi mi richiamano per prendermi a male parole (cosa effettivamente successa) in genere li lascio comunque parlare... anche perché nella mia immaginazione si forma sempre la seguente scena: dall'altra parte del filo c'è un povero studente, orfano, che vive in una stanza microscopica con un padrone di casa drogato che lo minaccia di morte se non porta i soldi per l'affitto.

L'università va male, le tasse sono aumentate e visto che gli hanno rubato il motorino fa tutti i giorni cinque chilometri a piedi sotto la pioggia per andare a seguire, con tanto di violini tristissimi che suonano in sottofondo mentre lui tossisce e deve decidere se spendere l'ultimo euro che gli rimane per degli antibiotici di seconda mano o per il cheesburger in offerta del Mc Donald.

A questo punto, rompere il cazzo per telefono è l'unica speranza che gli resta per arrancare fino a una laurea in lettere e - forse - continuare a fare lo stesso lavoro, ma potendo almeno raccontare agli amici che in realtà si occupa di studi sociologici e ricerche di mercato.

«Può parlare con me» rispondo allora, nella patetica speranza che lo paghino a tempo piuttosto che a contratti venduti.

«I nostri rappresentanti stanno passando nella sua zona» mi dice, dando alla cosa il tono di un avvento messianico. «Così finalmente potrà lasciare il suo operatore e farsi truffare piuttosto da noi». Quest'ultima frase ovviamente non la dice proprio in questo modo, ma il senso è comunque quello.

«Guardi, non mi interessa».

A questo punto, in genere, la controparte si arrende e la telefonata finisce lì (almeno fino al prossimo tentativo di appiopparmi il loro contratto, s'intende). Spesso però la chiamata prosegue in toni meno piacevoli, che liquido con i due esempi che seguono:

L'operatore incazzoso:

«Ma allora cosa mi ha fatto parlare a fare?» sbraita, già pronto a riattaccarmi il telefono in faccia per impedirmi di ribattere. «Non lo sa che io mica sto qui a perdere tempo!»

E ci scommetto quanto vi pare che è lo stesso operatore che, se attaccavo io per non fargli perdere tempo, mi richiamava per insultarmi.

L'operatore incredulo:

«Ma come» detto in tono sgomento. «Le offriamo la possibilità di risparmiare, e lei rifiuta?»

Che ovviamente sottintende che sia normale telefonare alla gente per regalargli dei soldi, e che l'idiota sono piuttosto io (cosa che comunque non escludo a priori).

Insomma a me dispiace davvero per chi lavora nei call center e che è sicuramente sfruttato e sottopagato (ne conosco anche più d'uno). Però una soluzione tocca trovarla, per cui...

Quasi soluzioni:

Istituiamo la chiamata una tantum:
Wind, Telecom, Infostrada, Tre, Omnitel e non so chi ci manca mi telefonano una volta al mese, diciamo il primo Lunedì, che ho poco da fare. Uno per uno mi chiamano, io dico di no, loro mi danno dell'idiota, insensibile, coglione o quello che sarà secondo contratto e poi almeno per altri 30 giorni me ne sto tranquillo.

Facciamo il contro-insulto: come uno inizia a dire: posso parlare con il titol... subito lo mandiamo affanculo. E quando richiama (perché tanto lo fa) alziamo la cornetta e lo mandiamo affanculo di nuovo prima che riesca a parlare, gridando ad alta voce. Questo sistema può dare problemi se uno insulta le persone sbagliate (tipo stava chiamando anche il vostro migliore cliente) però una volta spiegato l'equivoco saranno tutti di certo dalla vostra parte.

Rimediamo l'elenco degli operatori call center, e chiamiamoli a casa per vendergli qualcosa noi: salve, sono Navarra e la chiamo dal mio studio. Ad Aprile esce il mio libro, se vuole vengo a casa sua e gliene leggo un pezzo. Dove ha detto che devo mettermelo, scusi? Ma come si permette: non lo sa che sto lavorando?!

Diciamo sempre e comunque di sì:
ogni volta che qualcuno vuole farci cambiare contratto telefonico, diamo l'ok. In questo modo la nostra linea cambierà gestore tre volte a settimana, e in ufficio ci saranno risse tra i tecnici delle varie compagnie che vorranno essere gli ultimi a mettere le mani sul nostro apparecchio. Per lavoro, potremmo rivendere le migliaia di modem che riceveremo in comodato d'uso, e i poveri studenti orfani diventerebbero improvvisamente benestanti grazie ai contratti che gli facciamo vendere.

Scrivere un post come questo dopo l'ultimo maltrattamento ricevuto:
che ci crediate o no, è andata proprio così. E di certo in questo modo non avrò risolto un bel cavolo... ma volete mettere che soddisfazione?

Simone

02/01/09

Le soluzioni ai problemi che non sapevate di avere: il terribile viaggio nel paese estero dove non esiste il bidét!

Non so se siete mai stati all'estero in qualche posto che non sia un albergo di lusso o la casa di qualche italiano emigrato. Be', io spessissimo (d'estate faccio spesso dei corsi di lingue) e una costante globale che si riscontra in quasi tutti i paesi europei è che nei bagni delle camere non c'è praticamente mai il bidét.

E ok, il toilet humour l'ho sempre detestato e mi pare in effetti di cattivo gusto parlare di una cosa del genere in un post. Soltanto mi vedo costretto a farlo perchè il problema esiste, è reale, e se davvero vogliamo salvare il mondo dalla distruzione prima o poi qualcuno dovrà pur affrontarlo.

Passi se si tratta di un giorno o due: uno si fa la doccia e via, e la cosa è risolta. Il problema si complica quando in un paese estero ci state per un tempo più prolungato. Dopo una o due settimane la situazione inizia a diventare un peso: ma non se lavano mai 'sti zozzi? Avrete certamente pensato armeggiando col flessibile della doccia o in equilibro precario sul lavandino.

Per periodi di permanenza più lunghi di un mese, la cosa diventa patologica, e alla fine credo che l'unica soluzione sia o comprarsi e farsi installare il proprio bidét (non è che non li vendano, è che la gente proprio non sa cosa farsene e non li compra) oppure accettare gli usi del popolo che ci ospita e dire che sì, anche noi ci facciamo la doccia ogni volta che usiamo il bagno. Anche se, ovviamente, non può essere vero.

Quasi soluzioni:

Be', come già detto, se davvero volete adeguarvi alla cultura del luogo, lavatevi completamente ogni volta che si presenta un bisogno di pulizia e tanti saluti. E se avete dei problemi intestinali fate prima a dormire nella doccia, secondo me.

Come è stato praticamente già detto, certe volte il flessibile e la doccia hanno una conformazione tale da poter imitare l'aspetto di un rudimentale bidét. Approfittatene!

Gli altri sanitari del bagno possono essere utili all'occorrenza. E questo è anche un ottimo motivo per non bere mai l'acqua dal lavandino di un hotel.

Diffondiamo le abitudini igieniche Italiane, esportando la cultura del bidét all'estero! Io ci ho provato, ma sono stato deriso da una classe di 20 persone mentre l'insegnante di francese mi spiegava che, semplicemente, il bidét è un oggetto oramai obsoleto e di cui ignorava l'utilità pratica. E meno male che certe cose in francese non le so spiegare tanto bene, perché se no finiva che mi cacciavano dalla scuola.

Diffondiamo la cultura orientale! L'unico altro paese al mondo in cui mi sono sentito a casa, il Giappone, presenta dei Water con tanto di meraviglioso scaldatavoletta invernale, suoni naturali campionati che allietano il soggiorno, tasti con sopra degli ideogrammi misteriosi che ho avuto timore di schiacciare e, cosa degna di stima da parte di tutto il mondo, un meraviglioso spruzzo automatico regolabile con 2 posizioni, varie temperature e diverse velocità.

La prossima volta che qualcuno che conosco va in Giappone, credo che me ne farò riportare uno! ^^

Simone

28/12/08

Anno nuovo, mondo (quasi) nuovo: come cambiare il mondo nei prossimi dodici mesi.

Qualcuno pensa al futuro, e si immagina tante cose. Molti, la maggior parte spero, sognano un mondo migliore. Una Terra senza sofferenza, senza guerre, senza pericoli e senza odio. Un mondo (quasi) nuovo insomma, in cui l'essere umano possa sviluppare pienamente le proprie potenzialità.

Quello che sempre in molti immaginano, però, è che questo mondo pacifico e meraviglioso debba arrivare tramite un processo lungo. I cambiamenti richiedono tempo, e ancora più tempo ci vuole ad adattarsi a essi. Il mondo quasi nuovo arriverà insomma, però si tratta di un futuro lontano.

Io invece credo che non ci voglia poi molto. Diciamo un anno: l'anno che sta arrivando basta e avanza per cambiare per sempre il destino dell'umanità. Ed eccovi un breve schemino che spiega passo dopo passo come fare le cose, così non rischiamo di perdere tempo.

Un anno nuovo, per un mondo nuovo (o quasi).

Gennaio: chiudiamo col petrolio. Senza se, senza ma e senza problemi inutili. Il petrolio sarà bandito dal primo Gennaio, così come ovviamente qualsiasi utilizzo di prodotti da esso derivanti... come le automobili a benzina, tanto per dire la prima cosa che mi viene in mente.

Febbraio: di necessità virtù: l'impossibilità di sfruttare il petrolio come principale forma di qualsiasi cosa porterà al perfezionamento di sistemi alternativi per risolvere, appunto, qualsiasi cosa. Un paio di mesi, secondo me, bastano e avanzano.

Marzo: interrompiamo tutte le guerre. Per far questo, bisogna accettare pochi punti semplici ma fondamentali:

1) Gli uomini sono effettivamente tutti uguali. Anche quelli con delle facce da scemi o che proprio uguali non sono: con loro faremo finta di niente.

2) Ammettiamo una volta per tutte che tutte le religioni dicono più o meno le stesse cose e che per questo vanno più o meno tutte bene allo stesso modo. Ateismo compreso.

3) Qualsiasi attrito, odio, insoluto, problema, rancore, divergenza, questione economica o conflitto inespresso verrà risolto con la semplice idea che tutto quello che è successo da 100 mila anni fa fino a questo momento non era poi tanto importante da continuare a scannarsi. E se a qualcuno questa soluzione non sta bene, be': qualsiasi problema abbia, non è poi tanto importante anche quello.

Aprile: tutti i soldi spesi finora per lo sviluppo e la produzione di armamenti verrano reinvesiti nella ricerca scientifica. Aspettiamo un mese per vedere cosa succede.

Maggio: i primi risultati della ricerca scientifica portano alla sconfitta delle principali malattie, tra cui l'AIDS, il cancro e le doppie punte. Tra l'altro, noterete che in un mondo che gira senza petrolio il cancro sarà decisamente meno diffuso.

Giugno: qualcuno scoprirà come costruire un attrezzo che trasformi il caldo torrido in qualcosa che è possibile mangiare, un sistema per fertilizzare la sabbia o come convertire la sfiga in energia. In ogni caso, fine della fame nel mondo.

Luglio: a questo punto dovremmo aver fatto fuori anche le malattie genetiche. La gente non invecchierà più, e la vita media salirà a 500 anni. Per il resto, questo è un mese un po' moscio.

Agosto: non so il resto del mondo, ma io vado al mare.

Settembre: non avendo più una macchina in cui stare in fila per ore, e soprattutto avendo un attrezzo che produce da mangiare dal nulla, la gente si renderà conto che gli basta lavorare quel tanto che basta per pagare l'affitto e una flat per collegarsi a Internet. Dovendo vivere almeno 500 anni, in molti penseranno anche che valga la pena prendere una laurea, dedicarsi ad attività intellettuali o, per lo meno, guardare programmi televisivi più interessanti.

Ottobre: a questo punto possiamo anche cancellare le frontiere, visto che in ogni paese si starà bene uguale e l'economia non è più tanto importante.

Novembre: nel giro di qualche mese, una ricerca senza limiti economici avrà scoperto praticamente tutto lo scopribile. Si troverà un accordo tra scienza e religione (ateismo sempre compreso) e la gente potrà addirittura decidere di laurearsi in tutto lo scibile dell'Universo: tanto, alla fine, verrà fuori che sono quattro frescacce.

Dicembre:
primo Natale del mondo quasi nuovo. Non esistono più malattie, i poveri sono gente a cui piace vivere senza troppi impicci e ogni uomo è libero di essere o diventare ciò che desidera. La gente brinderà al nuovo anno chiedendosi perché mai abbiamo passato tutto questo tempo in un mondo che andava a catafascio, quando per mettersi lì a risistemarlo ci voleva talmente poco.

Talmente poco che, forse, ci si potrebbe anche provare.

Simone

02/11/08

Le soluzioni ai problemi che non sapevate di avere: il mobile che non si riesce a montarlo e poi tutti i tuoi amici ce l'hanno uguale.

Secondo post della serie dei problemi inutili di cui era meglio non parlare, ma necessario visto che sono una vittima di questa intollerabile situazione:

Il mobile che costa pochissimo perché tanto poi non lo monti in alcun modo e poi scopri che ce l'hanno tutti quelli che conosci.

Non ci credo che non è successo anche a voi, specie se avete una casa e/o una famiglia vostra: andate all'Ikea, Mondo Convenienza o uno degli altri posti analoghi, trovate un mobiletto tanto carino che sembra perfetto per la vostra camera da letto, per il bagno o per non so che altri ambienti abbiate a casa vostra, ve l'incollate in qualche modo fino alla macchina, poi fino a casa e infine su per sei piani di scale perché in ascensore non c'entrava, e quando aprite la scatola... ma che cavolo?!

Ci sono milioni di pezzi. Carrucole, argani, rotelle, ferretti strani, legni di ogni forma e dimensione che chissà come dovrebbero assumere l'aspetto che il mobile aveva montato nell'esposizione, e poi ancora pezzettini piccoli piccoli che si perdono solo a voltare lo sguardo e che per essere assemblati correttamente richiedono attrezzi che non avreste mai pensato di dover utilizzare in vita vostra.

Come se non bastasse, una volta montato con l'aiuto di ore di sudore e qualche miracolo, scoprite che il mobiletto che doveva risolvere ogni vostro problema di spazio va inchiodato al muro con un altro attrezzo che non possedete perché altrimenti come ci mettete un calzino si ribalta in avanti e si smonta nuovamente da solo sul pavimento.

E va bene, alla fine magari con l'aiuto di grossi chiodi per ristrutturazioni e un paio di sassi messi come contrappeso siete riusciti a stabilizzarlo. Invitate fieri i vostri amici per sfoggiare il nuovo arredamento che sicuramente li stupirà, ma invece che cosa succede? Chiunque entra in casa vostra vi guarda con un sorrisone del cavolo e commenta: guarda, hai quel mobile lì che sembra fichissimo ma che so bene che costa trentamilalire. Infatti è proprio lo stesso che ho anch'io!

Quasi soluzioni:

Eh be', non è che ci sia molto da inventarsi. Comunque:

- Visto che a casa vostra dovete viverci (o almeno si spera) potreste valutare l'ipotesi di comprare non dico un mobile su misura, che costa un casino, ma almeno qualcosa che non stava all'ingresso del supermercato con scritto: ultimi centomila pezzi, in offerta a cinque euro.

- Sulla lista di nozze potete anche metterci uno specchio come si deve: magari qualcuno ve lo regala.

- Se i vostri amici hanno il vostro stesso divano, potete sempre farci cadere sopra un bicchiere di vino particolarmente aggressivo. Per i mobili bassi sedetevici sopra per sbaglio, per quelli alti la scusa è: s'è ribaltato da sé mentre per quanto riguarda le tende una sigaretta fumata molto sovrappensiero funziona benissimo. E anche se poi ve le fanno ripagare, era tutta roba da due soldi.

- Certi posti offrono il montaggio dei mobili, oltre che la consegna. Solo che poi costano praticamente come dei mobili veri.

- Una cassettina per gli attrezzi costa 10 euro... e dura più della cassettiera che ci monterete.

- Che ci crediate o no, c'è gente che adora assemblare i mobili: invitateli a cena.

- Dopo un certo numero di mesi, non farete più caso agli scatoloni abbandonati in cucina con la promessa di: lo monto più tardi. E anzi vi sembrerà una parte irrinunciabile dell'arredamento.

- La lampada di carta a fungo e lo specchio che sono quattro pezzi ondulati che si montano insieme ce li ho pure io, oltre che a tutte le persone che siete andati a trovare a casa negli ultimi cinque anni (e anche tutte quelle che non siete andati a trovare, temo).

E lo so che quest'ultima non era una soluzione: l'ho detta solo per consolarvi.

Simone

11/09/08

Le soluzioni ai problemi che non sapevate di avere: come liberarsi dal gingle che una volta ascoltato non puoi scordare mai più.

Il senso di questa sezione del blog è presto spiegato: che senso ha lamentarsi di qualcosa che fa parte della vita e che tanto non potremo mai cambiare? E poi, con tutti i problemi più seri, perché fare una battaglia proprio su tali argomenti apparentemente insulsi?

L'unica risposta che so dare è: perché sono cose che a me mi fanno davvero uscire di testa, e anche se sono boiate ho deciso di usarle per tediare anche i miei lettori. Partiamo insomma dunque ora con la prima:

La maledizione del gingle che nessuno può scordare.

Perché deve succedermi una cosa del genere? Sono in macchina, e mi scopro a canticchiarlo al semaforo. Ancora, mi torna in mente mentre sono sotto la doccia, e senza volerlo ecco che canto uno stupido ritornello tanto idiota quanto molesto.

Quello di cui parlo l'avete già capito: sono i gingle pubblicitari, quelle musichette stupide con cui la radio e la televisione provano a inculcarvi i dati fondamentali di un dato prodotto, in maniera tale che non possiate mai più dimenticarveli.

Facciamo una prova... anche se questo blog non ha l'audio. Come proseguono, e a cosa si riferiscono, i seguenti slogan?

... suona fischia e canta!

Ba ba ba ba ba ba ba ba.


Ooooottanntanove ... ... (notato come i numeri hanno sempre uno slogan?)

Questa è recente: ... ... il nettare degli dei! (Qui metterei una rima volgare, ma ho paura che mi denuncino).

I wish they all could be... questo è meno famoso, ma solo io ho notato che questa musica l'avevano già usata per la pubblicità del prodotto della marca concorrente?! Roba da bruciarci il cervello, ma sono proprio bastardi!

E ok, potrei continuare per sempre, non credete? La cosa notevole è che ricordo a memoria slogan di 20 anni fa, di cui non posso nemmeno più comprare il prodotto corrispondente! Sono condannato a un perenne messaggio che mi impone l'acquisto di un qualcosa che non esiste più. Una tortura inumana, non trovate?

Come se non bastasse, poi, oltre a una musichetta con la rima di solito agli slogan vengono associate anche delle immagini assurde. Chi crea queste pubblicità conosce bene infatti i meccanismi che regolano la memoria, per cui una volta che vedete un ippopotamo che canta una canzone degli Iron Maiden col testo che invita all'acquisto di un innovativo dentifricio non ci sarà più modo affinché questa orribile immagine contronatura esca mai dalla vostra mente... e con essa lo slogan in questione.

Quasi soluzioni:

Sì, a differenza di tutte le altre inutili lamentele che sentite in giro, qui al Mondo Quasi Nuovo vi verranno proposte anche delle utili e pratiche soluzioni per togliere il problema e affrontare la vita con rinnovato vigore (o quasi).

L'importante è che dalla vostra applicazione di queste soluzioni non nasca nulla di violento, pericoloso, stupido o illegale, perché io non voglio andare in galera. Se perciò vi mettete in testa di darmi retta davvero, siete stupidi e nessuno potrà prendersela con me.

- Diamo il 5 per mille al Golosastro, a patto che rubi solo merendine che non fanno rima con niente tipo il Twix e non so che altro.

- Facciamo una petizione per il ritorno dell'Allegro Mugnaio, che almeno non cantava.

- Se conoscete un creativo pubblicitario, fatevi scrivere una canzoncina piena di insulti indimenticabili... e poi cantatela a lui.

- Fondiamo un partito politico che spinga per lo stanziamento di fondi per la ricerca di uno strumento elettronico che consenta all'utente di proteggersi dai suoni molesti che giungono attraverso i media. Lo chiameremo tasto mute.

- In attesa dello sviluppo del tasto mute, durante la pubblicità tappatevi le orecchie e fate: lalalalalalala! ad alta voce finché non ricomincia il film o qualche altra cazzata che stavate vedendo.

- Trallalero trallallà, il libro di Simone Maria Navarra mi vado a comprà (fregati!)

- Telefonate a 'sto cacchio di numero che vi hanno costretto a imparare a memoria, e realizzate un discorso del genere:

Loro: ciao, sono Tizio Del Servizio Che Facciamo La Pubblicità Col Topo Vestito Da Donna Che Canta Con Delle Rime Stupide (ha un nome lungo). Come posso aiutarla?

Voi: ciao Tizio. In realtà non ho nessuna informazione da chiedervi: volevo solo mandarvi affanculo!

- E poi, vabbè: se vedete uno spot che vi sta sul cazzo cercate di ricordarvi di che prodotto si tratta, e quando al supermercato lo troverete tra gli scaffali, semplicemente, comprate qualcos'altro.

E poi voglio proprio vedere se la pubblicità non la cambiano!

Simone