11/09/09

Quello che potevo fare...

E rieccoci alla solita trafila: ho stampato quello che c'era da stampare, ho comprato le buste, sto facendo una lista di editori possibilmente interessati o anche interessaNti, dopo di che farò un salto in copisteria, uno alla posta e il nuovo libro sarà definitivamente partito.

Purtroppo le 2-3 o 4 persone che "conosco" in editoria (conosco tra virgolette, perché più che altro gli rompo i coglioni) mi hanno già spiegato che loro non sanno, non possono, non riescono e non hanno possibilità di pubblicare un qualcosa così estraneo alle loro linee editoriali (poco sesso, fuori target, non abbastanza fantasy, ecc...).

Quello che mi aspetto da questi invii, invece, ormai è poco più che nulla. Cioè: io non mi aspetto che nemmeno qualcuno mi risponda, però magari se sarò fortunato riceverò 2 o 3 email di rifiuto pre-stampate.

Ok, sì, vero: sembro il classico scrittore emergente piagnone rompicoglioni. Che palle.

E invece no! A me non è mai piaciuto criticare e incolpare gli altri autori, gli editor, gli editori e compagnia bella. Io quando i miei primi libri non hanno trovato una pubblicazione, ho pensato che davvero andassero cambiate le cose: li ho riletti, ho cercato di capire dove fosse il problema e ho provato a scrivere meglio.

Io davvero ho sempre fatto l'unica cosa che mi pareva logica: invece di prendermela con l'editoria, me la sono presa con me stesso e ho cercato di migliorare.

Però davvero, oggi mentre faccio questo lavoro di invio mi sento un po' scoraggiato. Come già detto in passato l'impressione è sempre quella di infilare direttamente i manoscritti nel secchio della spazzatura, piuttosto che nella cassetta delle lettere o nelle mani dell'impiegato delle poste. A che serve scrivere meglio, se poi non c'è un contraddittorio, una valutazione, o un cavolo di niente?

Insomma oggi scriverò le buste, e tra questo pomeriggio o al limite lunedì prossimo invierò i manoscritti agli editori. A questo giro ho scelto di inviare una breve presentazione e qualche pagina di prova, piuttosto che il testo completo. Se non altro così spendo di meno, faccio prima a mettere tutto insieme ed è anche tutto molto più maneggevole.

Ho pensato anche di cambiare modalità di invio (non più raccomandata, ma semplice posta ordinaria) pensando che magari fossero i tomi rilegati giunti con ricevuta di ritorno a indisporre gli editori. Cioè, mettetevi nei loro panni: arriva il postino con un bustone gigante, e dentro un librone con gli anelli a spirale che solo a vederlo ti passa la voglia di leggerlo. Io lo getterei nel secchio, e mi leggerei solo le presentazioncine di una pagina con mezzo capitolo allegato. Che fosse proprio quello il mio difetto più grande?

Insomma io ho provato a cambiare e sto cambiando ancora, di nuovo. Quello che potevo fare, penso davvero di averlo fatto, o per lo meno c'ho provato...

E adesso, speriamo che cambino un pochetto anche gli altri.

Simone

10 commenti:

Alex McNab ha detto...

Sull'autocritica ti quoto al 100%, perchè io stesso lo sono talmente tanto da aver rifiutato possibili proposte perchè i miei lavori mi sembravano poco maturi.
Solo con molta umiltà ci si perfeziona e si va avanti.

Detto questo, è innegabile però non si può negare che nell'editoria italiana c'è un cancro bifronte, che io identifico come: poca professionalità e giro di amicizie.
Mi pare evidente che con questi presupposti ci si approccia a un editore con molta disillusione e con ancor meno speranze.

Fossi solo io a pensarla così, forse sarei passibile di smentita. Invece vedo che tutti gli "aspiranti scrittori" che non vogliono uniformarsi ai... soliti giri, hanno gli stessi problemi.
So e vedo molte cose che purtroppo non posso scrivere sul blog, ma la situazione mi pare proprio così: vuoi pubblicare? Poco importa se sei bravo o meno, quel che conta è entrare nel giro giusto.
Che poi vale più o meno per il 90% delle professioni...

Glauco Silvestri ha detto...

Ho abbandonato la raccomandata già da parecchio tempo e, ultimamente, prima di spedire, mi assicuro che gli editori siano interessati a "ricevere". Li contatto via mail, o via telefono, ma non spedisco più ad occhi chiusi.

Quanto alle questioni editoria e autocritica... oddio, gli editori mi han fatto fumare dalle orecchie proprio di recente, per cui, per un po', non credo che tenterò più approcci con manoscritti.
Autocritica? Parafrasando un personaggio molto noto: Io sono certo di essere il miglior scrittore di narrativa che l'Italia abbia mai avuto negl'ultimi 150 anni. Perché dovrei fare autocritica? (scherzo, ovviamente...) ^_^

Simone ha detto...

Alex: quello che dici tu me lo dicono in tanti... bah, magari è così e magari non lo è, l'unica è continuare sempre a provarci. E poi, metti che entro "da qualche parte" pure io? ^^

Glauco: ne parlavi anche sul blog... ma sei molto vago io invece sono curioso e vorrei i dettagli, meglio se scabrosi! ^^

Simone

Roby ha detto...

Credo che Gloutchov abbia ragione. In più credo sia necessario tener conto di due cose: gli 'scrittori' sono una quantità spaventosa e in Italia gli editori temono le sperimentazioni. Non hai mai visto X-Factor? Ecco, credo che la Maionchi, che editore non è, rappresenti l'editore tipo.

Mirco ha detto...

Credo che sia proprio come dici tu. Io quando dico che le case editrici puntano su nomi noti, voglio dire che chi è dentro è dentro, chi è fuori rimarrà fuori per parecchio. Leggo molte belle opere prime e scarse opere seconde. Però quel nome è già famoso e chi se ne frega. Quelle 5\10 mila copie le vende lo stesso.
Per quanto mi riguarda sto facendo come te: faccio autocritica sullo stile e mi adeguo agli standard editoriali. E incrocio le dita, perché la fortuna serve, e tanta. Bisogna sapere che a volte dobbiamo essere così fortunati da presentare il romanzo giusto, all'editore giusto, nel momento giusto. E' stato così per tanti, fateci caso.

Pensavo che il libro già pubblicato fosse un bel biglietto da visita per gli altri editori, invece ti comporti come un esordiente. Oh, Navarra, esordiente non lo sei più. Fatti rispettare.

Ps: Io come te sono in attesa di riscontri, anche cattivi. Soltanto una volta mi hanno risposto (su 10\15 credo). Eppure mandare le email non costa niente :-/
Poi basterebbe dire: il romanzo è bello ma non c'è posto. Il romanzo fa schifo. Il romanzo non è arrivato. Vabbè...

Simone ha detto...

Roby: certo, a sperimentare in un momento di (perenne) crisi non credo si guadagni molto... ma non si può nemmeno rimanere sempre legati a certi temi e a certe meccaniche, altrimenti non si va mai avanti.

Comunque lo dicevo anche tempo fa, ci vorrebbe una specie di x-factor con gli scrittori... se qualcuno riuscisse a inventarselo! ^^

Mirco: il libro pubblicato sicuramente è un ottimo biglietto da visita (tant'è che sulla lettera di presentazione scrivo "ha già pubblicato ecc ecc" in neretto e sottolineato ^^).

Però conosco scrittori ben più affermati di me che hanno comunque problemi a piazzare lavori diversi dai loro soliti... insomma le cose non diventano mai troppo facili, a meno di non essere davvero famosissimi.

Simone

Unknown ha detto...

Ti capisco benissimo... sto ancora cercando di piazzare il mio libro game, figurati le risposte che ricevo e le facce che fanno quando leggono "narrativa interattiva".

Però sono contento perché so che ho fatto sorridere delle persone, insomma, è già un buon modo di trasmettere emozioni no? ;)

La Zia ha detto...

In bocca al lupo.

La Zia banale ma speranzosa.

Simone ha detto...

Matteo: non so, magari hai proprio ragione tu ^^.

Zia: crepi il lupo!!! ^^

Simone

Valery ha detto...

Se ti può consolare...le scenggiature non vengono nemmeno letter eper intero, ma al limite vengono SFOGLIATE, per questo le mie descrizioni non superano mai più di 3/4 righe per paragrafo.